sabato 27 Luglio 2024,

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Fondi. “Consiglio comunale senza la maggioranza”

scritto da Redazione
Fondi. “Consiglio  comunale senza la maggioranza”

Si è svolta nella serata di ieri, Lunedì 28 Aprile, la Seduta straordinaria del Consiglio comunale che dopo l’approvazione dei verbali della seduta precedente ha visto all’odg il dibattito sull’operazione straordinaria di gestione della Società partecipata IMOF S.p.A., introdotto dal Sindaco Salvatore De Meo con una dettagliata ricostruzione delle vicende societarie che hanno caratterizzato il MOF, sin dalla Legge Finanziaria del 1986 che consentiva l’accesso a finanziamenti per ammodernare e ampliare i centri agroalimentari all’ingrosso. Da ciò si è originato il percorso di costituzione delle società, la prima delle quali – nel 1989 – fu la IMOF, composta dalla Camera di Commercio al 51% e di un consorzio rappresentativo degli operatori privati denominato Euromof al 49%. In seguito l’ingresso dei soci pubblici vide l’acquisizione del patrimonio azionario della Camera di Commercio e – nel 1995 – la costituzione, per disposizioni normative, del soggetto gestore MOF SpA. Il quadro societario si è modificato nel corso degli anni in ragione di un piano economico-finanziario approvato nel 1997 che nel corso degli anni, in virtù dei canoni versati dagli operatori attraverso la MOF, ha determinò una capitalizzazione all’interno di IMOF SpA della MOF SpA.
Il progetto di ammodernamento e ristrutturazione del mercato ammontava a circa 76 miliardi, ripartiti percentualmente: il 40% – ovvero circa 30 miliardi – attraverso un contributo a fondo perduto che lo Stato mise a disposizione della IMOF SpA, soggetto realizzatore dell’intervento; un ulteriore 40% – vale a dire altri 30 miliardi – con un mutuo a tasso agevolato emesso direttamente dal Ministero dello Sviluppo economico con una riduzione sul tasso d’interesse di circa il 30%, e il restante 20% – pari al capitale sociale della IMOF per un importo di 16 miliardi – che doveva essere garantito dal capitale sociale della società realizzatrice.
I soci pubblici – compreso il Comune di Fondi, che sottoscrisse una quota per un valore nominale di 800 milioni – hanno mantenuto la propria partecipazione azionaria e, nel proseguimento degli adempimenti, riconosciuto che gli operatori privati, attraverso il pagamento dei rispettivi canoni di concessione, potessero consentire la capitalizzazione di tali importi. Lo scenario societario del 2013 è infatti mutato rispetto a quello del 1995, definendosi secondo le seguenti percentuali: Regione Lazio al 31,5%, Comune di Fondi al 2,4%, Camera di Commercio all’1,5%, Euromof al 3,4%, Amministrazione provinciale al 2,4%, Banca di Roma al 3,9%, Banca Popolare di Fondi al 2,9%, MOF SpA a 52%, con un capitale sociale pari a circa 17 milioni di Euro corrispondenti all’incirca al doppio della somma del 1995 in virtù della capitalizzazione avvenuta attraverso la conversione delle anticipazioni versate dagli operatori privati nell’impegno assunto di restituire al Ministero i 30 miliardi di Lire. Questo assetto societario si è articolato attraverso due piani economico-finanziari, quello già ricordato del 1997 e il successivo del 2005, entrambi approvati dalle assemblee straordinarie di MOF e IMOF, l’ultimo dei quali vedeva l’impegno della Regione Lazio di restituire alla IMOF l’importo corrispondente alle migliorie effettuate sulla vecchia parte del mercato, di proprietà regionale, pari a circa 16 milioni di Euro. Tale somma è stata ripartita in un meccanismo di 9 rate da 1 milione 100.000 Euro e le successive – dal 2014 al 2024 – di 540.000 Euro. Il contratto di concessione d’uso sottoscritto da Regione, IMOF e MOF prevedeva l’impegno di IMOF a corrispondere alla Regione un canone annuale da determinarsi a cura dell’UTE – Ufficio Tecnico Erariale. Ciò ha originato il contenzioso e il recente lodo arbitrale. L’atto del 1995 prevedeva la concessione d’uso dalla Regione Lazio verso IMOF e contestualmente l’affidamento in gestione da IMOF a MOF. Nell’art. 17, più volte richiamato dall’arbitro, viene genericamente indicata la corresponsione del canone da parte di IMOF a cura dell’UTE e invece specificato nel dettaglio l’importo del canone che MOF deve corrispondere ad IMOF, pari a 70 milioni di Lire per il primo anno, 130 milioni a partire dall’inizio dei lavori di ristrutturazione da parte di IMOF, per poi elevarsi a 200 milioni dall’anno successivo all’inizio dei lavori – somma che corrisponde ai 103 mila Euro indicati nei piani economico-finanziari, formalmente condivisi ed approvati dalla Regione Lazio. Dopo la corresponsione della prima rata, dal 2009 la Regione ha interrotto i pagamenti facendo aumentare le difficoltà di una società che ha strutturato il proprio percorso finanziario sulla base dei citati piani economici. La IMOF ha reclamato il pagamento delle somme per le quali la Regione aveva assunto formale impegno ma nel 2009 la Regione ha eccepito che il pagamento sarebbe stato possibile solo dopo la determinazione del canone esatto di concessione. Anziché rivolgersi all’UTE, la Regione ha provveduto autonomamente a quantificare un canone non più pari a 103 mila Euro ma a ben 1 milione 50.000 Euro all’anno a partire dal 1995. Ciò ha ovviamente alterato ogni ipotesi di equilibrio economico-finanziario e di conseguenza dal 2009 ha avuto inizio un difficile percorso con la richiesta della società IMOF di attivazione del collegio arbitrale, come previsto dal contratto di concessione. Nel 2010 la richiesta di arbitrato non è stata accettata dalla Regione Lazio a guida Polverini, aggravando una situazione già delicata che si è ripercossa su tutte le forniture e i servizi. «Come ho avuto già modo di riconoscere – ha precisato De Meo – all’indomani dell’insediamento della nuova amministrazione regionale nel 2012, la Regione a guida Zingaretti ha affidato la trattazione di questa delicata situazione all’Assessore al Bilancio Alessandra Sartore, che ha determinato l’attivazione dell’arbitrato. Il Dott. Alberto De Roberto, quale arbitro unico, ha emesso il relativo lodo nel Gennaio 2014. Tale lodo, che deve essere considerato come un importante punto di partenza, definisce in maniera formale che il canone dovuto dalla IMOF nei confronti della Regione è pari a 340.000 Euro oltre gli interessi legali e conferma che la Regione è tenuta a corrispondere ad IMOF per ciascuno degli anni compresi dal 2005 al 2013, escluso il 2007 per il quale era già intervenuto il pagamento, la somma corrispondente alle 9 annualità di 1 milione 100.000 Euro, dichiarando estinti per compensazione i crediti di cui alle relative richieste».
La definizione del lodo ha avuto una ripercussione sul piano economico-finanziario, giungendo ad un’ipotesi di piano di rilancio formulata nell’assemblea degli azionisti IMOF e MOF dell’11 Aprile scorso, nel corso della quale si è avuta la presa d’atto del lodo. Il prospettato piano di rilancio prevede una nuova articolazione economico-finanziaria che contempla un’operazione di capitalizzazione a seguito dell’operazione di fusione IMOF e MOF per incorporazione, peraltro prevista fin dall’inizio e che sarebbe dovuta avvenire nel 2005, poi posticipata al 2013 ed ora ulteriormente rinviata per il tempo strettamente necessario affinché possa concretizzarsi. L’assemblea prevista in seconda convocazione per il 29 Aprile prevede una riduzione del capitale sociale della IMOF considerato che nell’analisi della situazione patrimoniale 2013 si è rilevata una perdita per circa 10 milioni di Euro, di cui 8 consequenziali all’esito del lodo arbitrale e 2 per perdite negli anni pregressi. «L’operazione che ci accingiamo a valutare – ha concluso il Sindaco – permetterà anche una riorganizzazione della governance in termini societari, che vede per la Regione la possibilità di arrivare ad una capitalizzazione con un importo di circa 20 milioni di Euro, che corrispondono alla sommatoria della restante parte delle migliorie, già anticipate da IMOF, più una quota di interessi da riconoscersi a favore delle società per le manutenzioni straordinarie da operarsi sulla parte di proprietà della Regione Lazio. La proposta di deliberazione consiliare vede la partecipazione del Comune di Fondi scendere dal 2,4% all’1,9%, stante l’impossibilità di partecipare ad eventuali aumenti di capitale o ulteriori sottoscrizioni. Nella proposta è prevista la riduzione del capitale della IMOF da circa 17 milioni di Euro a 6,5 mediante la riduzione del valore nominale delle azioni pubbliche e private da 516,46 Euro a 199,69. Contestualmente la proposta prevede l’aumento del capitale sociale a pagamento di 1 milione 852.000 Euro attraverso l’emissione di azioni, riservata solo ai soci Unicredit, Banca Popolare di Fondi e MOF SpA. Nel proseguimento degli ulteriori adempimenti previsti dal piano di rilancio, a seguito della fusione tra le due società si dovrebbe pervenire ad un nuovo assetto societario in cui la Regione passerebbe da circa il 23% a circa il 38%, mentre i privati scenderebbero da circa il 64% al circa il 52%. Il mio auspicio è che per l’immediato futuro la Regione Lazio vorrà assumere un ruolo guida nei confronti del MOF, simile a quello assunto nei confronti di altre strutture a partecipazione regionale, come il CAR di Roma. Per queste ragioni nei giorni scorsi ho inoltrato una nota al Presidente Zingaretti, al quale ho rappresentato la disponibilità del Comune di Fondi a condividere un percorso di rilancio anche attraverso la definizione di una eventuale nuova governance del Centro Agroalimentare all’Ingrosso di Fondi».
Nel suo intervento il Consigliere Bruno Fiore ha collegato le attuali e complesse vicende finanziarie del Mercato Ortofrutticolo alle responsabilità gestionali dell’AD Vincenzo Addessi e del Consiglio d’Amministrazione, per le perdite accumulate complessivamente da IMOF e MOF e la mancata definizione e concreta attuazione di prospettive di sviluppo.
Arnaldo Faiola, dopo aver riepilogato le fasi storiche che hanno determinato la realizzazione della struttura mercatale di viale Piemonte e analizzato le problematiche che attualmente la affliggono, ha preannunciato il suo voto favorevole sul punto all’odg.
Dopo gli interventi di Claudio Padula ed Egidio Turchetta, Vincenzo Trani – mentre tutti i Consiglieri di minoranza uscivano dall’aula – ha chiesto la verifica del numero legale, facendosi dichiarare assente. A causa della mancanza del numero legale, dopo una pausa di 30 minuti la seduta è ripresa per una nuova conta per poi essere definitivamente tolta.
«Mi spiace rilevare – afferma oggi il Sindaco – che rispetto ad un tema delicato e di fondamentale importanza per l’economia della città e del territorio le forze di minoranza abbiano voluto interrompere strumentalmente il dibattito, impedendo il proseguimento dei lavori e rinviando ad altra data la formalizzazione della delibera. Sono rammaricato soprattutto perché nell’ambito dei lavori di Commissione e nello stesso dibattito aperto in Consiglio, pur nella diversità delle opinioni, era emersa la comune volontà di contribuire alla definizione di una complessa vicenda, superata la quale potranno crearsi le condizioni per dare il giusto rilancio al MOF».

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