domenica 19 Maggio 2024,

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“Dalla Di Biagio al Terracina calcio”. Piccola storia del calcio terracinese dal 1925 al 1978

scritto da Redazione
“Dalla Di Biagio al Terracina calcio”. Piccola storia del calcio terracinese dal 1925 al 1978

Certi compleanni si onorano.

Per i primi ottanta anni della società biancoceleste ricevetti l’incarico di dare alle stampe un volume che fermasse il ricordo su quello che negli anni era stata l’epopea del calcio  terracinese, prima sotto il nome di Di Biagio e successivamente come Terracina calcio.

In meno di dieci giorni, considerata la stringente data fissata per i festeggiamenti, il libro fu organizzato (soprattutto con documenti fotografici importanti provenienti quasi tutti dalla sterminata collezione di Mario Colavolpe) e la prefazione scritta da Nando Martellini, grandissimo telecronista televisivo e amico di Terracina e del calcio terracinese.

Ebbene, uno degli interventi a racconto di quello che il calcio terracinese aveva rappresentato dalla sua fondazione fino alla fine degli anni settanta, lo riproponiamo in questo spazio in onore della Curva Mare, che compie oggi il suo compleanno.

Lo scritto è stato redatto nell’anno 2002 e in seguito a questa data tante altre vicissitudini, belle e meno positive sono accadute, ma non per questo l’amore e l’attaccamento ai colori biancocelesti sono venuti meno da parte dei veri tifosi.

Buon compleanno Curva Mare.

 

La Di Biagio dal 1925 al 1945.

La storia calcistica terracinese affonda le sue radici nella “notte dei tempi”.

L’inizio dell’attività sportiva si pone addirittura agli albori della nascita e conseguente sviluppo del movimento calcistico nazionale.

I “Tigrotti” nei primi anni del 1900 si confrontavano con realtà calcistiche consolidate, con scontri sul campo e anche fuori dal rettangolo di gioco, con avversari che si chiamavano: Testaccio, Trastevere, Ostiense, Mandrione, quartieri-città della Roma popolare, autentica e verace, declamata anche dalla poetica di Trilussa, Pinelli e Pascarella.

Tempi formidabili, pionieristici e per certi aspetti eroici, che hanno segnato un’epoca nella vita sportiva e sociale di Terracina.

Una società costituita sull’amore viscerale per la propria città e per quello che aveva rappresentato nel corso della sua millenaria storia, e poi anche per il gioco del calcio.

E’ nelle carte ufficiali che l’epica pedatoria ebbe inizio nel 1925 per volontà di un gruppo di amici: Alfredo Morganti, Giannino Di Biagio, Giuseppe Bizzarri, Antonio D’Onofrio, Leonida Mangoni.

Alla presidenza del sodalizio fu eletto presidente Bonaventura Matthias, sul quale, considerata la solida disponibilità finanziaria, gravava tutto o quasi l’onerosa gestione.

Con questi cromosomi nacque la Di Biagio, in onore dell’aviatore terracinese Francesco Di Biagio, Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto sotto i colpi del nemico negli eventi bellici della Grande Guerra.

Dal 1925 al 1927 la Di Biagio svolse attività sportiva soltanto a carattere locale, con incontri amichevoli e formazioni improvvisate.

Il primo terreno di gioco della Di Biagio fu quello dell’ex Casa del Fascio, dove oggi c’è il mercato Marina, tra via Sarti e via Del Rio.

Dopo qualche stagione, la squadra si trasferì presso il campo sportivo della Riserva del Buon Governo – l’ex mazzatora – appena fuori dal centro urbano della città.

Ancora qualche anno e la Di Biagio torna a giocare nel centro cittadino: dove oggi c’è l’ex Centro Turistico di via del Molo, per trasferirsi successivamente in via Cristoforo Colombo, zona pineta.

Dal 1927 l’attività sportiva inizia ad avere un fitto calendario d’appuntamenti agonistici.

Nel ’27 il punto di forza della formazione era rappresentato dal romano Adolfo Della Santa, meglio conosciuto  con il soprannome di “fofetto”, nomignolo che gli era stato affibbiato per il suo modo estroso ed originale di interpretare il gioco del calcio.

Fu proprio Adolfo Della Santa a convincere il presidente Matthias ad affiliare la Di Biagio alla Lega Calcio, cosa che avvenne nel 1927.

Il primo campionato disputato fu quello di 3° Divisione laziale.

Prima della sospensione dell’attività agonistica, a causa della Seconda Guerra Mondiale, la Di Biagio vinse nell’anno 1929/30 il campionato di 3° Divisione, nel 1930/31 quello di 2° Divisione, nel 1936/37 arrivò addirittura seconda alla Roma.

 

Il Terracina calcio – Di Biagio dal 1944 al 1989.

La ricerca delle testimonianze del passato, per raccontare in maniera attendibile la vera storia del calcio terracinese non è stata favorevole.

Ricordi, documenti, alcuni veri e propri cimeli d’epoca ci permettono in ogni modo di avere un quadro d’insieme soddisfacente per non perdere la memoria di quello che la società ha fatto nel corso dei decenni.

Dopo il decesso di Mario Colavolpe, uno dei pochi superstiti della squadra che mosse  i primi passi negli anni ’25- ’26, si contano  sulle dita di una mano i protagonisti ancora in vita.

Detto degli anni di fondazione, l’avvenuta promozione in 1° Divisione spinse il gruppo di soci, con Renato Perroni, a ristrutturare l’associazione sportiva (anno 1947), operazione ufficializzata con rogito notarile del dr. Andrea Longo il primo ottobre del 1949.

In seguito alla firma del notaio fu nominato il Consiglio direttivo provvisorio con alla presidenza lo stesso Renato Perroni, mentre Renato Condorelli ed Ermanno Adrower assumevano la vice presidenza, Ofelio Palmacci divenne invece il segretario mentre Tommaso Di Pinto il cassiere.

A Giacomo Percoco fu affidato l’incarico di trovare un locale da destinare a sede della società.

Si stabilirono infine anche le cifre d’ingresso alla società: per i soci ordinari 500 lire, per i sostenitori 5.000 lire, per i benemeriti 10.000 lire

La squadra si spostò anche dal terreno di gioco su cui si cimentava passando al campo della “Riserva del Buon Governo” dove poi fu edificato l’ex mattatoio comunale in via Delle Industrie.

Ancora un campionato (1947/1948) in 1° Divisione Laziale con gli allenatori: Della Santa e Canestrelli, poi il  salto di categoria nel campionato di Promozione.

Ricordiamo tra gli altri i calciatori: Adolfo Della Santa, Francesco Cervini, Domenico Testa, Vincenzo Percoco detto “cuccitto”, i fratelli Alberto, Renato ed Emanuele d’Andrea, Mario Loffredo, Giacomo Percoco, Mario Longo, i fratelli Virgilio ed Emilio Marchetti, Piccini, Fernando De Andreis, alias “la paitita”, i tre fratelli Faiola, Ugo Simoneschi, Mario Percoco soprannominato “baccitto”, Nicola Asfogo, Vincenzo Fontana detto “Zamora” per i suoi prodigiosi e spettacolari interventi tra i legni della porta, Salvatore Jovane, Luigi Marzullo, Pasquale Masella, Severino e Cetto Nardi, Gay, Manfredonia, Sodi, Pace, Zenobi, ed ovviamente Mario Colavolpe e Olferino Di Spigno, questi ultimi vere glorie dei tigrotti terracinesi.

In tempi successivi ricordiamo i fratelli Cappucci, Sergio Salvadori, Luigi Lecci, Melloni.

Poi vennero a sostenere dal campo i biancocelesti: Roberto Di Spigno, Vittorio De Simone, Costa, Baciocchi, Sandro Ciotti, Palazzi, Paccariè, Armini, Armillei, Gianni Feliciani, Danilo Tramonti, Giovanni Campi, Nino Marzullo, Enzo Di Sauro, Giovanni Marchetti.

Furono anni belli e travagliati.

Se da un lato la formazione era calcisticamente forte, la società, in perenne ristrettezza economica, passava da un commissariamento all’altro.

Con una presidenza pro-tempore, i tigrotti vinsero alla grande nel 1951/52 il campionato di Promozione, passando in IV° Serie.

Un avanzamento notevole se si pensa alle precarie condizioni economiche della società.

Di quel torneo di IV° Serie ricordiamo la reggenza di Palombi e Lamberto Venturi, il direttore sportivo  Giuseppe Pernarella e la collaborazione di Vincenzo Dispenza.

Erano gli anni dove si giocava al calcio con l’idea della pura passione sportiva ma i giocatori comunque volevano essere retribuiti per le spese vive che sostenevano

Ed ecco allora il mecenate del calcio terracinese per antonomasia: Tobia Carucci.

Sotto le amorevoli cure di Bibi, del direttore sportivo Giuseppe Pernarella e dell’allenatore Mario Colavolpe, in prima squadra giunse una nutrita schiera di giovani calciatori: Florenzani, Coccia, Gallinari, De Angelis, Vanno, Masci, Di Girolamo, Bonelli, Cappelli, Bonfili, Verdemare, Di Manno, Parisella, Roberto e Sandro Di Spigno, Forte, Tacelli, Forzelin, Percoco, Marruco, Fabene, Giorgi I°, Di Meo, Coni, Di Lello, i fratelli Ciani, Pozzi, Lutero, Mettus, Martinelli, Massitti, Pizzutelle e Dino Pernarella.

Segretari erano Mario Alla ed Eraldo Sanguigni, magazziniere Franco Di Mauro, massaggiatore Giulio Ferrari alias “pappone”.

In quel periodo la Di BiagioTerracina calcio vinse molto: arrivò a disputare due finali di IV° Serie, si aggiudicò due coppe Baldani (l’attuale Coppa Italia Dilettanti) e vari tornei.

Poi, però, giunsero gli anni bui, con l’alternanza alla guida della società di: Luigi Di Pinto, del direttore sportivo Battista Camillacci “alias Titta”, mentre alla vice presidenza c’era Gaetano Attanasio.

Seguirono, poi, le gestioni dei presidenti: Frainetti e De Cesare, quest’ultimo nell’anno 1977/78 raggiunse l’accordo per la fusione con la squadra aziendale della Fulgorcavi di Latina.

Tra gli allenatori di quel periodo da non dimenticare: Flacco Flamini, Merlin e Krietziu.

 

Gli indimenticabili

 

Mario Colavolpe

La città il calcio e Sor Mario. Un triangolo straordinariamente equilibrato e difficile da cancellare. Del resto un personaggio che ha dedicato ben sessantacinque anni della sua vita a questo sport non può essere ignorato. Ecco perché la cittadinanza, all’unanimità, ha voluto che lo stadio San Martino fosse a lui intitolato.

Portiere eccelso, allenatore inimitabile, questo è stato Mario Colavolpe, un uomo che ha rinunciato a mettere su famiglia per dedicarsi ai giovani calciatori.

Il suo capolavoro si chiama Franco Tacelli, il miracolo sportivo nella stagione 60/61 quando conduce il Terracina in Serie D con una squadra composta da 10 terracinesi. Tra le altre vittorie più belle una coppa Baldani ma ogni atleta da lui allenato è stato un trionfo di sport e di vita, perché Mario Colavolpe è stato un maestro in tutti i sensi. Un sorta di vasaio dolce e intransigente allo stesso tempo, capace di plasmare i suoi rampolli a propria immagine e somiglianza.

Il calcio per lui è stato tutto, anche fuori dal rettangolo di gioco.

Gli bastava osservare un gruppo di ragazzini intenti a tirare calci sulla spiaggia per correggergli ogni movimento, oppure fissare con lo sguardo anche uno sconosciuto impegnato a fare footing.

“Su quelle gambe”, diceva, un comando al quale era difficile disobbedire, pena un calcio nel sedere.

 

Olferino Di Spigno

 

Un registro con le pagine ingiallite dal tempo trascorso, articoli di giornale sistemati puntigliosamente in ordine cronologico con vicino le formazioni delle squadre e i marcatori, dove tra tutti spicca il nome di Olferino Di Spigno, classe 1912, goleador mitraglia del Terracina.

Documenti che sono un prezioso testamento che il bomber dal baschetto ha realizzato partita dopo partita, a ricordo di una carriera dalle innumerevoli soddisfazioni.

Olferino Di Spigno ha fatto la fortuna anche di altre squadre oltre che del Terracina (Civitavecchia, Fondi, Formia, Ostiense e Gaeta), per non parlare poi dell’exploit nella rappresentativa regionale.

Dotato di un fisico prestante, Di Spigno si è distinto nel corso degli anni grazie alla sua straordinaria forza di volontà: nel suo repertorio c’era scatto, tiro e potenza.

Ha giocato fino a 40 anni e può essere considerato tra i centravanti più forti che abbiano mai indossato la gloriosa casacca tigrata.

Qualcuno afferma che oggi Olferino Di Spigno farebbe la fortuna di qualsiasi formazione di serie A.

 

Everardo Longarini

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