domenica 19 Maggio 2024,

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Diritti, autodeterminazione e libertà femminile. Dibattito al centro Donna Lilith

scritto da Redazione
Diritti, autodeterminazione e libertà femminile. Dibattito al centro Donna Lilith

Ho apprezzato tantissimo l’iniziativa promossa dal centro Donna Lilith di Latina, che le candidate alle prossime elezioni regionali e politiche non solo a esprimerci sulla convenzione “No more” ma soprattutto a prendere un impegno concreto sottoscrivendola.
Sono un consigliere uscente ed è doveroso che io fornisca un bilancio di quanto fatto sino a oggi a favore della dignità e del rispetto dei diritti umani delle donne.
In 18 mesi di lavoro all’interno del Consiglio regionale del Lazio e concretamente sul territorio, la tematica del rispetto della dignità della donna è stata al centro della mia agenda politica.
Mi sono fatta promotrice di numerosi provvedimenti normativi, che s’inseriscono in questa direzione, basti citare:

  • l’Osservatorio regionale per la tutela antidiscriminatoria con compiti di prevenzione, ascolto e tutela delle vittime di qualsiasi forma di discriminazione,
  • il testo Unico delle leggi regionali in materia di comunicazione, che è stato concepito con un’attenzione particolare verso la parità di genere e il rispetto della dignità della donna,
  • la Mozione che mira ad istituire l’anno europeo della lotta alla violenza sulle donne,
  • la Mozione che punta ad adottare delle iniziative istituzionali e politiche di contrasto a questo fenomeno,
  • due mozioni contro la condanna a morte della pakistana Asia Bibi, condannata perché cristiana e contro la condanna a morte di Sakineh  per adulterio, da eseguirsi tramite la brutale pratica della lapidazione dalle parte delle autorità iraniane.

Come è evidente, quindi, da donna, c’è stato da parte mia il tentativo di compiere un passo avanti di civiltà. Questo, è anche testimoniato dalla mia costante presenza alle numerose iniziative sul territorio che in questi anni hanno voluto sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del rispetto della donna.
Se si guarda ai dati italiani, ci si rende conto, tuttavia, che questi sforzi ancora non bastano.
Di fronte all’uccisione di una donna ogni 3 o 4 giorni per mano del marito, padre, fratello, compagno, è facile comprendere che ci troviamo dinanzi ad un fenomeno preoccupante, lo è  ancora di più, se si considera che in questa stima non sono considerate le donne che sono scomparse ormai da anni e per le quali le speranze di ritrovarle vive, sono sempre più deboli.
Anche i dati sulle denunce dei casi di violenza sono disarmanti: solo il 6 % delle donne denuncia la violenza subita.
Questo testimonia la necessità di intensificare gli sforzi. Per questo aderisco e sottoscrivo la Convenzione No more e qualora fossi rieletta, proseguirò sulla strada intrapresa per arrestare questa spirale di brutalità, perché è la lotta alla violenza sulle donne, è una questione di civiltà e di diritto.
L’importante Convenzione “No more”, contro il femminicidio, si pone l’obiettivo di fermare la violenza di genere  e per questo occorre aderirvi in modo unanime. Quello che ho apprezzato è il riferimento a un principio essenziale: la violenza sulle donne non’è una questione privata ma politica e un fenomeno a elevata pericolosità sociale, frutto di una disparità, ancora di fatto esistente.
Come, giustamente, riporta la convenzione, la chiave del cambiamento consiste in un mutamento della cultura, che deve mirare alla parità, frutto di un’emancipazione culturale della donna, non più sessista o lesiva della sua dignità. Questo è un messaggio che deve diffondersi a tutti i livelli della società, a partire dai mezzi di comunicazione e dalle istituzioni, a cui è demandato il compito di attuare delle misure di prevenzione e contrasto, ancora di fatto insufficienti.
La Convenzione richiede allo Stato italiano, alle Regioni, ai Comuni e a tutte le istituzioni di dare attuazione alle Osservazioni conclusive del Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione nei confronti delle Donne (CEDAW), in cui da un lato si plaude alle iniziative  dello Stato italiano a favore dell’eliminazione di tutte le forme di violenza e persecuzione delle donne, tra cui lo stalking, le pari opportunità, l’eliminazione delle discriminazioni e l’autodeterminazione femminile, ma, dall’altro, ricorda l’obbligo dell’Italia di implementare sistematicamente tutte le disposizioni della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne[1] e di insistere sul miglioramento della situazione delle donne nel mercato del lavoro e sulla disparità salariale.
Altro punto fondamentale della Convenzione No more è la ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d’Europa (Istanbul 2011) sulla prevenzione e lotta contro la violenza sulle donne e la
violenza domestica per la protezione delle donne, l’eliminazione delle discriminazioni, per la parità e per l’assistenza alle vittime di violenza e per il sostegno alle organizzazioni e autorità preposte.
È essenziale quindi assumere questi improrogabili impegni, insieme all’attuazione di un sistema efficiente di servizi utili al contrasto del fenomeno.
La formazione degli operatori che lavorano con le vittime di violenza e i minori ha una parte centrale.
Come ho ricordato la lotta alla violenza sulle donne è prima di tutto una questione di diritto, per questo la convenzione No more chiede che, in caso di violenza domestica sulle donne e sui figli, si vieti l’affido condiviso, che non sia consentita la mediazione familiare e che ci sia la difesa dell’incolumità delle donne oltre alla liquidazione del danno.
Sottoscrivo in pieno tutti questi impegni e in particolare l’importanza del rinnovo del Piano Nazionale contro la Violenza alle donne del 2010, che prevedeva una forte sinergia tra Governo, Regione Provincie e Comuni per un livello di informazione efficace, per implementare una rete di centri antiviolenza e altre strutture per il sostegno alle vittime, per lo sviluppo di professionalità adeguate alla tematica della violenza di genere e per potenziare l’assistenza e sostegno alle vittime e la collaborazione con le Forze dell’Ordine.
Mi impegnerò inoltre affinché sia garantito il coinvolgimento e sostegno ai Centri Antiviolenza D.i.Re – Donne in rete contro la violenza- che coordina ben 58 centri in tutta Italia e che svolge un ruolo essenziale nell’accoglienza alle donne devastate da abusi e violenze, ma che svolge anche importanti funzioni di prevenzione, formazione e contrasto al fenomeno.
È infine essenziale che la rilevazione dei dati sul fenomeno stesso, sia sistematica, integrata e omogenea su tutto il territorio nazionale, con metodologie standard, utilizzate da tutte le autorità e centri preposti.
L’ultimo punto che mi vede favorevole riguarda l’importanza delle compagne di sensibilizzazione sul fenomeno per non abbassare mai la guardia sui casi di violenza e per stigmatizzare questa piaga sociale e diffondere la cultura del rispetto della donna, soprattutto tra gli uomini.
Proseguirò quindi per porre fine a quella che è stata definita una vera e propria mattanza delle donne e sulla quale si sta mobilitando l’attenzione dell’opinione pubblica di tutto il mondo.
In questi giorni impazzano i video del flash mob del 14 febbraio contro la violenza sulle donne, proprio mentre si contava l’ultima vittima della barbarie maschile.

On. Gina Cetrone
Consigliere regionale Fratelli d’Italia

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