lunedì 06 Maggio 2024,

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Regioni, troppi gli atti amministrativi, poche le leggi

scritto da Redazione
Regioni, troppi gli atti amministrativi, poche le leggi

Nel 2011 le 15 Regioni a statuto ordinario hanno prodotto 482 leggi e 1.725 atti amministrativi; nel Lazio su 569 atti di controllo ne sono stati definiti solo 89 che rappresentano il 15% del totale ed ancora su una media nazionale di 1 su 2, in Campania, Piemonte e Veneto i governatori hanno un numero di presenze ai consigli che non supera il 15% Sono alcuni dati emersi questo pomeriggio nel corso di un seminario organizzato dall’Istituto Luigi Sturzo a Roma, dal titolo, “Il prossimo Parlamento: regionalismo e amministrazioni locali“, al quale è intervenuto, tra gli altri, l’ex presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo.
I dati che fanno parte di un rapporto 2012 della Camera sono stati citati da Giovanni Tarli Barbieri, professore di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze, il quale ha detto che bisogna interrogarsi su cosa oggi concretamente rappresentino le Regioni, non si può fare – ha sostenuto – una difesa teorica Dal dibattito è emerso che occorre aprire una seria riflessione sul sistema autonomistico in modo da “riprogettare insieme un assetto funzionale e partecipato della Repubblica, rifuggendo da strumentali ed includenti semplicismi“. I partecipanti al dibattito, rivolti alle diverse forze politiche, hanno lanciato un appello affinché “siano davvero pienamente consapevoli del serio impegno che le attende nella prossima legislatura“.
Dal cattivo funzionamento del Titolo V alla revisione di alcune disposizioni della Costituzione che è stata “frettolosamente” presentata dal governo Monti, secondo i partecipanti al dibattito, negli ultimi anni non si è affrontato come meritava la questione del sistema delle autonomie che oggi denuncia tutta la sua crisi. Avvertendo sul fatto che ciò nonostante non si possa neanche tornare indietro attraverso la creazione di nuove burocrazie statali, i partecipanti al seminario si sono trovati d’accordo nel sostenere che scelte importanti del genere meritano di essere il frutto di scelte “assai più meditate e condivise, alla luce dei principi di partecipazione e di sussidiarietà, facenti parte di un organico e coerente disegno istituzionale da realizzare mediante idonee procedure legislative” e non a suon di decreti.

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