lunedì 06 Maggio 2024,

Cronaca

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Crollo Ventotene: quattro condannati, anche il sindaco

scritto da Redazione
Crollo Ventotene: quattro condannati, anche il sindaco

Per la caduta di quel costone di roccia che uccise due ragazzine di 14 anni sulla spiaggia di Ventotene sono responsabili gli amministratori locali e i tecnici. Per questo il sindaco dell’isola pontina, il suo predecessore e due esperti sono stati condannati in primo grado per omicidio colposo a pene che vanno da un anno e 10 mesi a due anni e quattro mesi. Le studentesse Sara Panuccio e Francesca Colonnello morirono il 20 aprile 2010: erano in gita con la scuola media ‘Anna Magnani’ di Morena, periferia di Roma, quando avvenne la tragedia a Cala Rossano, davanti a tutti i compagni. Un costone di tufo nemmeno molto grande si staccò all’improvviso finendo sul gruppo: Francesca morì sul colpo, Sara invece sopravvisse alcuni minuti mentre si tentava di rianimarla. Un’altra ragazza, Atena Raco, rimase ferita.
Questa sentenza rende giustizia all’Italia: in questo Paese per le persone morte a causa di frane non è mai stato condannato nessun amministratore, è la prima volta – ha detto a caldo il padre di Sara, Bruno Panuccio – Non si parli più di fatalità“. I familiari delle ragazze hanno assistito alla lettura della sentenza. Il giudice del tribunale di Terracina, Carla Menichetti, ha condannato a due anni e quattro mesi il sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, e il responsabile dell’ufficio tecnico, Pasquale Romano; a un anno e 10 mesi l’ex sindaco Vito Biondo e l’ingegnere del genio civile di Latina, Luciano Pizzuti. Il pm di Latina, Nunzia D’Elia, aveva chiesto la  condanna a due anni e tre mesi per Assenso, Romano e Pizzuti, l’assoluzione invece per Biondo. “Io ho la coscienza a posto. Non mi aspettavo questo. Ma è stato un processo mediatico – ha detto il sindaco Assenso -. Il giudice ha inviato gli atti in Procura per valutare eventuali altre responsabilità. Aspetteremo”. “La morte delle due ragazze ha colpito anche me e sconvolto tutta la comunità – ha aggiunto Assenso -. Fui io il primo a raggiungere la spiaggia e a prestare soccorso riuscendo a salvare la terza ragazza“. “Avevo da tempo inviato richieste di finanziamento per la messa in sicurezza di molti punti dell’isola, ma non quello – ha detto il sindaco. Cala Rossano era stato dichiarato un luogo sicuro“. “Speriamo che ora ci sia maggior rispetto e tutela dell’ambiente e del territorio – ha detto invece Panuccio, il padre di Sara – e soprattutto che si smetta di parlare di tragica fatalità. A distanza di anni posso dire che forse, alla luce di questa sentenza, non ho perso mia figlia invano. Sarebbe stato sicuramente meno doloroso perdere mia figlia per una tragica fatalità piuttosto che avere la certezza che ci sono precise responsabilità per negligenza“. “Durante il processo ci sono state testimonianze vergognose – ha accusato l’uomo, che non ha perso una sola udienza -. Nessuno ha detto la verità, qualcuno ha mentito, qualcun altro ha finto di non ricordare. Ma un’altra parte della comunità di Ventotene è stata sempre dalla nostra parte“.

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