martedì 30 Aprile 2024,

Cronaca

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Cori informa

scritto da Redazione
Cori informa

I vini biologici di Cori in mostra al WEINmesse di Berlino
L’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti presente alla Fiera Internazionale del Vino tra le più importanti della Germania
Ottima accoglienza per l’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti al WEINMesse Berlin 2016, una delle fiere internazionali del vino più importanti della Germania, giunta quest’anno alla sua 23^ edizione ed ospitata dal 26 al 28 Febbraio nel polo fieristico di Berlino, nel pieno centro della capitale tedesca. L’azienda di Cori, ormai da un ventennio impegnata con successo nella viticoltura biologica e di recente anche biodinamica, da diverso tempo presente sul mercato berlinese, ha partecipato alla prestigiosa manifestazione enologica mondiale con la sua ampia gamma di vini.
Particolarmente apprezzato lo spumante Kius, il Brut e l’Extra Brut Rosato, unici nel loro genere perché ottenuti da due varietà tipiche coresi, il bianco Bellone e il rosso Nero Buono di Cori, che Carpineti ha contribuito a recuperare e valorizzare, realizzando un prodotto dal carattere personale, una bollicina elegante, anche da pietanza. Paolo Carpineti racconta che – “una signora, appena lo ha assaggiato, ne è rimasta talmente entusiasta che ha continuato a girare tra gli stand con il calice di Kius, come se fosse un cimelio da custodire gelosamente”.
D’altra parte il nord Europa è da sempre attento al rispetto dell’ambiente, al consumo di prodotti sani e all’etica produttiva. Ciò che in Italia comincia ad essere realtà, per loro è da anni quotidianità. “I consumatori tedeschi cercano i vini bio da vitigni autoctoni e conoscono bene le nostre aree e gli splenditi paesaggi – commenta Paolo – il nostro territorio non è secondo a nessuno: con un’ottima materia prima, una degna presentazione e un lavoro sinergico tra le realtà produttive locali, possiamo mostrare al mondo le nostre peculiarità ed andare lontano.”.


Cori: ‘Confessioni di uno scrittore’ ospita Marcello Kalowski con ‘Il silenzio di Abram. Mio padre dopo Auschwitz’
Domenica 6 Marzo, alle ore 17:30, presso la Biblioteca Civica ‘Elio Filippo Accrocca’
Quarto appuntamento con il ciclo ‘Confessioni di uno scrittore’, l’iniziativa organizzata dalla Libreria ‘Voland’ di Cisterna di Latina, in collaborazione con l’Associazione culturale ‘Arcadia’ e il Comune di Cori. Domenica 6 Marzo, alle 17:30, la Biblioteca Comunale di Cori ‘Elio Filippo Accrocca’ accoglierà Marcello Kalowski che parlerà del suo libro ‘Il silenzio di Abram. Mio padre dopo Auschwitz’ (Laterza), con il quale ha cercato di dar voce al silenzio del padre Abram, sopravvissuto ad Auschwitz.
Un’opera originale. Non è il classico testo sugli orrori del lager. È piuttosto uno scritto sulla vita. Quella di Abram Kalowski prima della guerra, del ghetto, di Auschwitz. Di un adolescente ebreo della Polonia degli anni Trenta. E poi di un giovane superstite che ha cercato di ricostruirsi un’esistenza in Italia. Il coraggio e la determinazione però non sono bastati ad allontanare per sempre i fantasmi di quell’orribile esperienza. È subentrata la depressione, il male oscuro che dilania l’anima.
La storia di Abram è quella dei tanti che non riescono a raccontare la propria Shoah. Quell’immensa sofferenza, individuale e collettiva, viene soffocata in un silenzio assordante, che diventa la forma di comunicazione prevalente, e viene assorbita da chi gli sta accanto attraverso il non detto. Per i reduci spesso non esiste un ponte di collegamento tra il prima e il dopo Auschwitz. È toccato al figlio costruirlo per dare un senso all’accaduto e restituire dignità alla persona e alla sua intera vicenda umana e familiare.
L’Olocausto raccontato dalla seconda generazione, è ugualmente importante per porre la Memoria al riparo dall’oblio e dal negazionismo ma, come spiega Marcello Kalowski, la memoria non va confusa con il ricordo – “la memoria non è comunicazione ma conoscenza, non è un semplice valore culturale, concettualizzazione, è narrazione. La memoria parte dal ricordo e mantiene in vita il passato, lo fa diventare parte della nostra coscienza; e attraverso la narrazione il ricordo, che è sempre di dolore, di sofferenza, diventa spunto, tensione verso il miglioramento, il progresso”.

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