lunedì 29 Aprile 2024,

Cronaca

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Sanità. Tar Lazio dice no a sole prescrizioni specialisti pubblici

scritto da Redazione
Sanità. Tar Lazio dice no a sole prescrizioni specialisti pubblici

Il Tar del Lazio ha ritenuto ‘illegittimo’ che la prescrizione debba essere necessariamente effettuata dallo specialista ‘operatore in struttura pubblica (ospedaliera o territoriale)’. La decisione è contenuta nell’ordinanza del 12 giugno scorso, in cui è stato accolto il ricorso per l’annullamento previa sospensione dell’efficacia del decreto regionale 39/2012, relativo alla ‘Assistenza territoriale, ridefinizione dell’offerta assistenziale residenziale e semiresidenziale a persone non autosufficienti, anche anziane, e a persone con disabilità fisica, pubblica e sensoriale’.
NON C’È DUE SENZA TRE? I CENTRI SI AUGURANO DI NO – Il decreto 39/2012 è già stato respinto una volta dal Tribunale amministrativo del Lazio, che nel novembre del 2013 lo aveva rinviato alla Regione Lazio chiedendo di modificare il comma 2 del punto 5.1, che recita ‘L’accesso avviene tramite prescrizione del medico specialista di riferimento per la specifica disabilità, operante in struttura pubblica (ospedaliera o territoriale)’. A questa richiesta la Regione ha poi risposto in modo “elusivo”, secondo il Tar del Lazio, lasciando di fatto allo specialista pubblico l’unica facoltà di fare prescrizioni poiché aveva imposto l’utilizzo del modulario del Servizio sanitario nazionale. È partito da qui il secondo ricorso, accolto il 12 giugno dal Tar del Lazio e presentato dall’Anffas Cisterna di Latina, dalla Federazione degli organismi per l’assistenza alle persone disabili (Foai), dall’Associazione religiosa Istituti sociosanitari (Aris), dall’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) e dalla Federazione nazionale associazione famiglie e centri tutela minori (Ftm).
I CENTRI ACCREDITATI DICONO NO A NORMA SQUALIFICANTE – I Centri ex articolo 26 hanno detto ‘no’ a una norma regionale che “squalifica di fatto le loro equipe, considerate incapaci di fare diagnosi. Secondo la Regione basta un qualunque specialista esterno (ospedaliero o della Asl) per effettuare prescrizioni anche se vede il paziente una sola volta e senza effettuare test”, criticano i ricorrenti. Anche questa volta il Tar del Lazio ha respinto la norma dando sospensione. Adesso non resta che attendere l’udienza pubblica a febbraio e la successiva risposta della Regione Lazio.
ARIS CHIEDE A REGIONE LAZIO DI RISPONDERE AL SEGNALE DEL TAR – “La Regione risponda al segnale del Tar”. A dirlo è Michele Bellomo, presidente regionale dell’Associazione religiosa Istituti sociosanitari (Aris). “La volta scorsa, nonostante avessimo vinto, la Regione emanò una nuova norma ancora più stringente – spiega Bellomo – speriamo che non lo rifaccia producendo più danno al libero accesso dei cittadini alle cure. I tecnici della Regione non hanno capito che uno specialista è uno specialista e che la struttura accreditata ha tutti i requisiti per essere considerata allo stesso livello del pubblico – prosegue – per questo non vedo perché fare discriminazioni”. La sentenza del Tar è una “conseguenza logica. Era un assurdo quello che aveva determinato la Regione Lazioprecludendo la possibilità dei centri di dare agli specialisti delle strutture accreditate la facoltà di fare prescrizioni”. Il presidente dell’Aris conclude: “Ci troviamo davanti a dei muri di gomma con una determinazione fuori dalla logica – conclude il presidente dell’Aris Lazio – a fare le normative sono evidentemente delle persone che non vivono la quotidianità della situazione e non si rendono conto di quello che accade”.
PER LA FOAI DA REGIONE UN TENTATIVO MALDESTRO – “Con il primo ricorso abbiamo contestato alla Regione Lazio di non essere in grado di soddisfare tutte le esigenze dei pazienti. È seguito poi il tentativo maldestro della Regione, che ha provato ad eludere la sentenza precedente del Tar sostenendo che gli specialisti possano fare prescrizioni ma solo sul ricettario rosa del servizio pubblico”. Lo dice Massimo Sala, presidente dalla Federazione degli organismi per l’assistenza alle persone disabili (Foai). “Questo– spiega il presidente della Foai- significa ritornare a quanto stabilito prima. Eppure la Regione ha mille possibilità di controllo- ricorda- perché i progetti riabilitativi sono inseriti entro 30 giorni ed è possibile verificarli in tempo reale e intervenire immediatamente. Inoltre, la spesa è governata tramite budget già assegnati, oltre i quali non si può andare”. Sala conclude: “Se la sentenza di febbraio confermerà la sospensione e l’elusione, la Regione Lazio dovrà accettare che non è correto che solo il servizio pubblico possa fare prescrizioni”.

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