sabato 27 Luglio 2024,

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Roma, il Governo manda in crisi la produzione cinematografica

scritto da Redazione
Roma, il Governo manda in crisi la produzione cinematografica
Da alcuni mesi migliaia di lavoratori della produzione cinematografica sono disoccupati e senza stipendio, e soprattutto sono senza una prospettiva futura chiara. Tutto questo a causa del governo che ha bloccato alcuni meccanismi necessari al finanziamento della filiera come il Tax Credit, e dei ritardi nei decreti attuativi che regolano i finanziamenti al settore. Il risultato di questa situazione a dir poco kafkiana è che, nel giro di pochi mesi, chi lavora nel settore ha visto chiudersi ogni prospettiva di sicurezza di avere una qualche forma di reddito – una vera e propria crisi per tutto il settore, indotta non dal ciclo economico ma dal governo che sostanzialmente non ha sbloccato i fondi necessari.

Per questo i lavoratori e le lavoratrici del settore ieri sono scesi in piazza, nonostante l’assenza enigmatica dei sindacati principali che a ridosso delle elezioni europee non hanno indetto né uno sciopero né una manifestazione.

La categoria dei lavoratori del cinema è in una condizione strutturalmente precaria, il cui lavoro è regolato da un contratto nazionale vecchio di più di vent’anni, e come vediamo in questa occasione pesantemente sotto ricatto degli apparati burocratici dello stato. Ennesima conferma che la nostra classe politica tutta promuove un modello sociale in cui chi lavora è soltanto una variabile del sistema, da poter ricattare e scartare a seconda di esigenze del tutto estranee alle necessità di base che servono a vivere una vita dignitosa.

Quello che sta accadendo è inaccettabile e per questo sosteniamo la protesta, e come Potere al Popolo siamo vicini a tutti i lavoratori e le lavoratrici; è inaccettabile l’ipocrisia dei politici in Parlamento e al Governo, che predicano lodi per la cultura italiana e razzolano sfruttamento e miseria per i lavoratori dei settori culturali, che stanziano fondi nel PNRR per lo sviluppo dell’industria cinematografica per poi bloccarli quando servono per lavorare.

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