sabato 27 Aprile 2024,

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Latina. Intitolazione strada ad Almirante. Il presidente dell’Anpi scrive a Zingaretti

scritto da Redazione
Latina. Intitolazione strada ad Almirante. Il presidente dell’Anpi scrive a Zingaretti

Presidente Zingaretti,
apprendiamo che Francesco Storace ha ritenuto di chiamare in causa l’Istituzione regionale al fine di dare sostegno e, inevitabilmente, visibilità alla mozione presentata al Consiglio Comunale di Latina dai consiglieri Bruni e Chiarato per intitolare una strada o una piazza a Giorgio Almirante.
Riteniamo quindi doveroso, per nostra parte, darle contezza di quanto sosteniamo in senso opposto. L’atto politico che si è consumato rinnova, elevandola di grado, una diatriba annosa che ha visto la città di Latina, suo malgrado, strumentalmente utilizzata come palcoscenico di rappresentazioni di folklore revisionista. Nella vicenda attuale si rinnovano, da parte dei promotori, l’uso attento dell’omissione degli aspetti meno utili allo scopo prefissato e il richiamo strumentale a valori quali la pacificazione nazionale, la memoria condivisa e, in ultimo, le recentissime parole del Capo dello Stato riguardo lo stesso Almirante. Come da noi ricordato in un primo comunicato stampa, nella mozione presentata al Consiglio comunale di Latina si ricorda la figura di Almirante senza mai utilizzare il termine fascista. Cosa che, riferita a tale biografia appare una imperdonabile dimenticanza o, per l’appunto, una astuta omissione, utile a conformare l’opinione pubblica più distratta o meno edotta. Mai si ricorda la posizione, non certo secondaria, di Almirante durante il ventennio: aderente al Manifesto della Razza, collaborò alla rivista “La difesa della razza” sostenendo le politiche razziste e antisemite del regime a seguito delle quali migliaia di italiani ebrei e non, furono deportati e perirono nei campi di sterminio. Silenzio sul ruolo avuto nella Repubblica Sociale Italiana alleata-serva dei nazisti: capo manipolo e poi tenente di brigata nera firmò nel 1944 un bando che decretava la fucilazione dei partigiani. Nel 1946, nell’Italia libera e repubblicana conquistata grazie ai partigiani che egli avrebbe fucilato e ai quali non avrebbe certo concesso i diritti civili e politici dei quali ebbe a godere, fu tra i fondatori e segretario storico del Movimento Sociale Italiano. In queste vesti istituzionali, non mancò di frequentare ambienti poco convenienti: è del 1970, alla vigilia del Golpe dell’Immacolata, l’incontro con Junio Valerio Borghese in cui affermava “Comandante, se parliamo di politica, e tu sei dei nostri, devi seguire le mie direttive, ma se il terreno si sposta sul campo militare allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni”. Andrebbe anche rammentata l’amnistia avuta a seguito del rinvio a giudizio per il reato di favoreggiamento aggravato agli autori della strage di Peteano del 1972 in cui persero la vita tre carabinieri. Vi è, poi, la lettera del 1986 alla deputata Muscardini in cui Almirante scrive “in tema di presunto, e più ancora presuntuoso superamento del fascismo (…) Puoi stare certa che il mio ultimo respiro sarà fascista, nel nostro senso del termine, perché per me, per noi, si tratta della battaglia di tutta la nostra vita. Sei autorizzata a sbattere in faccia a chicchessia questa mia lettera, che non è confidenziale”.
Presidente, conosciamo la sua sensibilità riguardo all’antifascismo, ai valori costituzionali, alla memoria storica. Ricordiamo la decisione di sospendere il finanziamento regionale con il quale, impropriamente, si stava elevando un monumento a Rodolfo Graziani nel Comune di Affile così come ricordiamo le parole con cui spiegò la scelta di informarne direttamente i cittadini: “se oggi possono votare liberamente un sindaco o un presidente di Regione è perché la cultura di Graziani è stata sconfitta, altrimenti sarebbero prigionieri di una dittatura”. Il medesimo concetto, siamo certi condividerà, può essere espresso per Giorgio Almirante. Per questo ci auguriamo che l’invito di Storace sia rispedito al mittente. Il fatto che un simile errore, perché tale lo consideriamo, sia già avvenuto in alcune città non può essere certo assunto a sostegno della tesi che vuole reiterarlo in altre. Caparbiamente crediamo che la toponomastica cittadina sia cosa seria e concorra alla memoria collettiva di una comunità. Perciò essa dovrebbe rendere omaggio a figure che rappresentino esempi cui mirare, caratterizzate, oltre che da specchiata onestà, dalla totale adesione ai principi costituzionali e repubblicani. In attesa di un riscontro che auspichiamo per noi positivo, le inviamo i nostri più cordiali saluti.

Sergio Zaccagnino
Presidente Sezione ANPI di Latina

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