Vi sono storie di quotidiana malasanità che non possiamo sottacere, e per quello che ci compete abbiamo l’obbligo di offrirle ad un pubblico più vasto possibile affinché si possa creare una maggiore e sensibile coscienza civica, che partendo dal basso, ribalti l’attuale sistema sanitario pubblico che non garantisce più neanche le urgenze salvavita.
Quella che ci racconta Annalisa non è una semplice storia di presunta malasanità o del rapporto disumanizzato che ritroviamo nelle corsie degli ospedali verso i pazienti e i loro parenti, ma una argomentata denuncia e contestuale grido d’allarme ulteriore per tutti i cittadini, avvertendoli, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il sistema sanitario pubblico italiano si è disciolto come neve al sole e nubi nere si addensano sempre più sull’orizzonte delle nostre vite.
e.l.
***
“Non nego che tornare a scrivere qui di tutto un po’, come ho sempre fatto, è difficile. Leggo le notizie, mi faccio un’idea o un’opinione, ma non ho voglia di discutere o di fare alcunché. Il dolore è ancora troppo fresco per farlo. Una cosa voglio farla, però. Voglio denunciare, per quanto possa servire e benché io sappia bene che ciò che scrivo scivolerà via pressoché ignorato nel marasma confuso e superficializzante del web.
Voglio denunciare non perché io cerchi una vendetta personale, un risarcimento o qualsiasi altra cosa riguardi me sola, ma perché nutro ancora (forse stupidamente, anzi, sicuramente stupidamente) che la mia denuncia possa servire a scaldare gli animi e a promuovere la ribellione.
Mio padre è morto nella clinica “Casa del Sole” di Formia. La clinica Casa del Sole di Formia è una struttura privata che, in seguito alla Determinazione della Giunta Regione Lazio G 00042 del 5 gennaio 2023 “Ratifica Protocollo d’Intesa tra la Regione Lazio e le Associazioni di Categoria AIOPARIS-UNINDUSTRIA SANITÀ, sottoscritto in data 28 dicembre 2022, inerente al “Trasferimento da Pronto Soccorso per ricovero presso le strutture
accreditate per acuti non dotate di Pronto Soccorso – Trasferimento dai reparti di Area medica ubicati presso ospedali sede di P.S. o DEA in Riabilitazione e Lungodegenza” e all’ACCORDO
ASL LATINA E LA CASA DEL SOLE CLINICA POLISPECIALISTICA TOMMASO COSTA S.R.L. PER
TRASFERIMENTO DA PRONTO SOCCORSO, accoglie pazienti dai PS degli ospedali di Terracina, Fondi e Formia. Inutile dire che si tratta di milioni e milioni di euro che fluiscono regolarmente nelle casse di quella struttura (come di molte altre). Mio padre è arrivato a Formia cosciente e fuori pericolo (così, almeno, ci ha detto il medico del PS di Terracina). Lo abbiamo ritrovato pochissime ore dopo, quando lo abbiamo raggiunto, semi incosciente e in preda all’arsura. Il personale della clinica ci ha detto che “la clinica non passa acqua”: per ore non aveva neppure avuto un pochino di acqua per bagnarsi le labbra. Non era monitorato, non era assistito, era incapace di chiamare aiuto, incapace di muoversi, abbandonato a se stesso. Non c’erano medici, non c’erano apparecchiature, solo una mascherina di ossigeno che continuava a scivolargli e che nessuno rimetteva a posto. Oltre a provare a farci uscire, il personale non ha fatto nulla per nostro padre. D’altronde, come poteva? Due persone responsabili di un intero ospedale! Siamo andate a turno in quel postaccio in continuazione, nonostante ogni volta il personale di turno minacciasse di chiamare i carabinieri. Ogni volta nostro padre era solo, abbandonato, senza nemmeno una flebo (ci hanno detto che le facevano alle 5 del mattino). All’ora dei pasti il personale appoggiava una minestrina e qualche omogeneizzato sul tavolo e se ne andava, come se mio padre fosse stato in grado di mangiare autonomamente.
I documenti che ho citato in precedenza recitano, da un lato: “Sono quindi da escludere i pazienti che presentino uno Stato critico per insufficienza di una o più funzioni vitali (trattamento intensivo) o coloro che hanno un rischio elevato di sviluppare uno stato
critico per il sopraggiungere di complicanze gravi e prevedibili (monitoraggio intensivo)”. evidentemente, c’è stata una certa superficialità da parte del PS di Terracina nel decidere di mandarlo lì. O magari questa clausola è rimasta chiusa a chiave nelle stanze della burocrazia e il medico del PS non ne era a conoscenza?
D’altro canto, però, il documento prevede anche quanto segue:
“E’ facoltà del medico della Casa di Cura segnalare eventuali ricoveri inappropriati previa comunicazione scritta da inviare alla mail del Bed Manager che provvederà ove necessario a convocare apposito audit tra le parti”. Il medico della casa di cura sapeva certamente che il ricovero era inappropriato, ma non solo non ha fatto nulla: ha affermato che in nessun altro ospedale si sarebbe potuto fare di più. Cazzata gigantesca, perché stavamo per portare noi mio padre a Cassino, dove alcuni medici erano già pronti a fare tutto il necessario per salvarlo. Ma NON ABBIAMO FATTO IN TEMPO. Non abbiamo fatto in tempo per una sola semplice ragione: che non spetta al cittadino lasciato solo trovare una soluzione, è una responsabilità grande come una casa e corrisponde al dover studiare, telefonare, decidere, scegliere in pochissimo tempo e con la morte nel cuore. Ora, mio padre non c’è più e non tornerà, ma vorrei che tutti voi rifletteste un attimo, solo un attimo. Volete davvero, tutti voi, vivere questo calvario? Pensate davvero che possiate continuare a mangiare popcorn sul divano mentre la sanità pubblica va a puttane? Guardate che fa male, fa terribilmente male. E NON è QUESTIONE DI PD O FDI. Questa robaccia va avanti da anni. Da anni. E solo una sollevazione popolare veemente potrà, forse, porvi rimedio e invertire la rotta”.
Annalisa Fusco
I commenti non sono chiusi.