venerdì 01 Novembre 2024,

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Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

scritto da Redazione
Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

ROMA, LOMBARDI (M5S): “OLIMPIADI SONO MANGIATOIA PER VECCHI PARTITI. TOTTI? STAVOLTA IL CAPITANO HA SBAGLIATO IL CUCCHIAIO. NELLE PROSSIME DUE SETTIMANE L’IMPERO DEL MALE SI COALIZZERA’ CONTRO DI NOI. RENZI? LO VEDO BENE NEL RUOLO DI DART FENER”, DICE A RADIO CUSANO CAMPUS

Roberta Lombardi, deputata del Movimento Cinque Stelle, è intervenuta questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Roberta Lombardi prevede nei prossimi giorni ogni tipo di tentativo per screditare il Movimento Cinque Stelle: “A Roma Virginia Raggi ha già vinto la partita? No, in realtà no, e ci aspettiamo che l’impero del male si scateni in queste due settimane in alleanze varie che già vediamo in parlamento e vari consigli comunali e regionali. Tutto il vecchio sistema che ha fatto della politica la zozzeria che è, si coalizzerà contro l’unica forza che fa politica nel senso più alto, con un progetto per il Paese e per le future generazioni. Renzi? Si presterebbe al ruolo di Dart Fener, anche perché ha già il risucchio toscano, andrebbe bene il mascherone”.

Su Totti e sulle Olimpiadi: “I cittadini romani sanno che le Olimpiadi sono una mangiatoia per i partiti, punto. Non sono un’occasione splendida di rilancio per questa città. Per ripartire Roma ha bisogno della cura dell’ordinario, i cittadini devono poter vivere in una città sicura, con un bilancio in ordine, lavori pubblici fatti, devono poter andare in giro su strade sicure, in una città politica, senza che le scuole cadano in testa ai loro figli. Raggiunto questo, che è il minimo sindacale, si può pensare a Olimpiadi, grandi opere e grandi infrastrutture. Al momento i cittadini romani sanno bene che le Olimpiadi sono un’occasione per continuare a far mangiare i vecchi partiti. Pur essendoci un solo capitano, questa volta non sono d’accordo con lui. Ha fatto un cucchiaio che è andato fuori”.

Roberta Lombardi ha parlato della futura squadra di Virginia Raggi: “La squadra è quasi pronta però vista la particolare e spasmodica attenzione mediatica su tutto quello che riguarda il Movimento Cinque Stelle stiamo cercando di tenere protetti i nostri nomi e questa squadra di altissime personalità che sono state messe in campo per la città di Roma. Metteremo in campo i migliori”.

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Francesco Storace, leader de La Destra, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

Il flop di Marchini a Roma. “Rimasto colpito è dire poco. Pensavo a un risultato migliore di Forza Italia. E’ inevitabile che c’è stato un crollo. Anche chi ha più consensi deve ragionare, perché se i consensi non ti fanno vincere te li dai in faccia. C’è stato un terzo dell’elettorato di centrodestra che ha preferito votare altrove rispetto alla Meloni. Il trasferimento dei suoi voti alla Meloni non è automatico. I toni arroganti che sta avendo in queste ore contro me e Berlusconi e la sua maleducazione sono un peccato. E’ stata lei l’artefice dell’accordo per far andare al ballottaggio Giachetti, col suo atteggiamento capriccioso. Se lei avesse accettato la nostra proposta Giachetti non sarebbe andato al ballottaggio. Alla candidatura della Meloni per prima doveva crederci lei. Invece prima di decidersi a candidarsi ha tirato fuori un rosario di candidatura e ha sbandato l’elettorato. Perché a Milano va bene Parisi e Marchini non va bene a Roma? Qual è la differenza politica e culturale? Ha deciso Salvini, che col 2,7% ha imposto il suo gioco a Roma. Salvini ha candidato capolista Pivetti e ancora va in giro a parlare di vecchi arnesi della politica. L’appoggio di FI a Marchini è stato tardivo. La campagna elettorale è stata gestita male per un accordo in zona Cesarini. Questo voto ha dimostrato che gli elettori nessuno li porta a spasso, l’elettore decide dalla sua parte. Io ho fatto un errore di posizionamento. Col mio giornale voglio cercare di dar vita ad un’azione politica e culturale che a destra manca. Non ci possiamo affidare alla Meloni. L’aspirante leader della destra italiana a Roma ha preso 265mila voti, 100mila in meno di Alemanno quando ha perso le elezioni nel 2013. Io stesso ne ho presi più di lei alle regionali. Per non parlare di quando la destra prendeva 600mila voti. Quella della Meloni è una destra egemonica che punta ad escludere tutti gli altri. Quelle di Almirante e Fini sono state destre inclusive. La pretesa di essere l’unica a poter parlare e a decidere chi può e chi non può fare politica è sbagliata”.

Bertolaso ha dichiarato che voterà Giachetti. “Quando Berlusconi, Salvini e Meloni sottoscrissero l’accordo sulla candidatura di Bertolaso fui io a segnalare le sue dichiarazioni a Repubblica pro-Giachetti. Si sapeva da che parte militasse Bertolaso”.

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Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Esposito vede aperta la partita tra Raggi e Giachetti a Roma: “La rincorsa di Giachetti? Siamo in gara, abbiamo invertito il pronostico del primo tempo, adesso bisogna giocarsi la partita. Sappiamo che non è semplice, ma il messaggio che vorrei fosse chiaro è che non è né chiusa, né persa. E vedo che Di Battista usa una certa cautela, fa bene. Ora c’è il secondo tempo, vedremo cosa accadrà”.

Su Torino, Esposito, invece non ha dubbi: “Chiara Appendino ha zero possibilità di battere Fassino al ballottaggio. A Torino finisce 53 a 47 per Fassino. Torino è una città che è stata amministrata molto bene, chiunque mette piedi a Torino ne rimane affascinato e si ripropone di tornarci, abbiamo superato una fase molto complicata, non vedo problemi. Se Chiara Appendino batte Fassino mi abbono al Torino? No, costa così poco l’abbonamento al Toro che sarebbe una scommessa senza senso. Però posso dire che sono così convinto della vittoria di Fassino, che se dovessi essere smentito sarei pronto a farmi un selfie con la maglia del Torino”.

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Giuseppe Civati, leader di Possibile, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

“A me sarebbe piaciuto capire quali sono i progetti per le città invece ci si è fermati ad una lettura molto superficiale, tipo “abbiamo vinto noi” –ha affermato Civati-. Non spiegano perché il Pd abbia perso tanti voti o perché il M5S stravince a Roma e fallisce a Milano. C’è un bellissimo dato di D’Alimonte secondo cui Fassino avrebbe perso il 30% del suo elettorato di centrosinistra e ne avrebbe recuperato un altro 30% di moderati. Questa trasformazione politica del Pd ha portato con sé anche una trasformazione sul piano elettorale. I voti della sinistra non sono andati a noi, ma al Movimento 5 Stelle. Purtroppo le candidature di Fassina e Airaudo non sono andate bene. A Roma avevo idee diverse e non mi hanno ascoltato, a Torino confidavo su un risultato migliore di Airaudo. L’unico dato un po’ soddisfacente, almeno nelle grandi città, è quello di Bologna dove i voti alla sinistra non sono andati tutti perduti. Le città più piccole sono interessanti soprattutto al sud dove i candidati outsider sono andati molto bene, come a Caserta dove un indipendente di sinistra ha sfiorato il 20% e a Rossano Calabro, dove c’era un candidato bipartisan Pd-Forza Italia, e un giovane candidato di sinistra è riuscito a sfiorare il ballottaggio. Questo significa che, come scrive Saviano, il problema della rappresentanza al sud sta diventando allarmante, c’è una specie di partito di sistema, guidato dal Pd o da Forza Italia, e la gente non ne può più. I risultati ci dicono che l’unità della sinistra di per sé non spiega nulla, perché a Torino eravamo tutti uniti eppure non è andata bene. Forse è il modello che non funziona e non è sufficiente dire che siamo di sinistra e non stiamo più con Renzi. Forse bisogna spiegare meglio qual è il nostro modello di politica e di società e su questo bisognerebbe confrontarsi con il Movimento 5 Stelle che è carente da questo punto di vista e possiamo recuperare qualcosa. Noi possiamo dare informazioni più precise su una politica economica e del lavoro più strutturata. Io consiglio di non fermarsi all’identità, alla nostalgia, ma cercare di contendere voti al Pd e al M5S. Anche sul referendum costituzionale bisogna risolvere l’equivoco. C’è una fetta del Ni come quella di Bersani. Il ni aiuta Renzi, questo è chiaro. Quando ho rischiato di essere toppo ni anche io me ne sono andato. Oggi sono quasi caduto dalla sedia leggendo che Verdini sia un problema solo perché non porta i voti mi sembra forte, se invece vincevano con Verdini andava bene Verdini. Cosa cambierebbe se alla segreteria del Pd non ci fosse Renzi ma la Serracchiani? Se Renzi ha un suo segretario che farebbe scelte assieme a lui non cambierebbe nulla. Io vorrei capire una sfida che sia comprensibile. La gente mi dice che è spaesata, non capiscono perché votare uno o votare l’altro. Non c’è un’alternativa credibile nella massa e nelle formule. Vedo un sacco di sinistra che è alleata con Renzi. A Torino magari sono contro Fassino, ma a Milano appoggiano Sala. Serve un’alternativa rigorosa, credibile, non disposta ai compromessi. Facciamo in modo che ci siano persone, contenuti politici. Invece è molto politicista l’alleanza tra Civati e Sel. Referendum? E’ una questione fondamentale, ma oltre a quello c’è anche una prospettiva di governo da indicare. Mandiamo via Renzi, ma per fare che cosa? Dobbiamo dare risposta a questa domanda”.

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Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

“Ormai il tema dell’astensione è considerato come un problema fisiologico, come una di quelle questioni che accadono e non ci si può fare niente –ha affermato Fratoianni-. Alcuni dicono addirittura che è un segno di efficienza del sistema. Dicono che in tanti Paesi funziona così. Io credo che sia un drammatico problema. Quando una persona sceglie di non votare significa che c’è un gigantesco problema della politica di rappresentare la società. Bisogna ricostruire la rappresentanza. Purtroppo in questo momento nessuno è in grado di offrire risposte credibili, nemmeno noi. A Roma e Torino abbiamo avuto risultati particolarmente al di sotto delle aspettative. A Bologna invece i risultati sono molto positivi e incoraggianti. C’è un problema di lungo corso della sinistra e di chi si definisce di sinistra come il Pd, che prende sempre più voti nel centro delle città, nei quartieri bene, dove la condizioni sociale è più alta e sempre meno nelle periferie, dove la gente non vota, vota i 5 stelle o la destra. Quel che ci manca è un lavoro di lungo corso che si risolve ricominciando tutti i giorni a costruire una presenza, concretamente, al fianco di chi perde la casa e non sa come fare, al fianco di chi è in difficoltà. C’è un problema che riguarda non tanto il leader, ma la rappresentazione esterna di una sinistra che sta ancora cercando gli strumenti per riorganizzarsi. Non abbiamo mai pensato che queste elezioni fossero il punto d’arrivo. Sicuramente il carattere di incompiutezza del progetto ha pesato in queste elezioni, ma stiamo lavorando proprio su questo. Il M5S rappresenta sicuramente un ostacolo significativo perché ha colto la rottura fortissima tra il popolo e la politica e dentro quella critica radicale ha saputo costruire anche un’immagine di alterità, di totale separatezza dal quadro classico della politica. Oggi anche quella forza dovrà misurarsi con la realtà dell’amministrazione e questo lo valuteremo. Il referendum costituzionale sarà un ulteriore passaggio anche per la minoranza del Pd per provare a chiarire che cosa vuole fare. Civati? Gli proporrei di riflettere su come costruire una proposta innovativa di sinistra, discontinua rispetto alle pratiche e ai linguaggi che ci hanno caratterizzato in passato”.

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