domenica 12 Maggio 2024,

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Cusani sul nuovo Piano Regolatore del porto di Gaeta

scritto da Redazione
Cusani sul nuovo Piano Regolatore del porto di Gaeta

Nel nostro territorio occorre, programmazione, lungimiranza e determinazione, qualità che da troppo tempo l’Autorità Portuale di Civitavecchia/Fiumicino/Gaeta sta dimostrando di non possedere affatto. Sono, infatti, moltissimi i casi che hanno come unica conseguenza quello di determinare un ulteriore perdita di competitività del porto della nostra provincia
Ancora oggi ci arrivano segnali in tal senso, basta prendere in considerazione i lavori del nuovo piano regolatore portuale cui l’Autorità Portuale sta lavorando.
Ebbene precisare, senza troppi giri di parole, che il punto di partenza del nuovo piano regolatore dovrà essere la definitiva delocalizzazione della banchina petroli del gruppo Eni verso una boa in mare aperto, del tipo off-shore.
Questa è la nuova e aggiornata versione delle proposte infrastrutturali in precedenza illustrate nello studio sulla portualità commerciale del Lazio Meridionale redatte dall’Università Federico II di Napoli, dipartimento di Economia dei Trasporti per conto della Provincia di Latina.
Lo scarico d’idrocarburi attraverso piping sottomarini oggi è indiscutibilmente la soluzione più praticata in tutto il mondo, perché consente di scaricare prodotti petroliferi in assoluta sicurezza lontano dai centri abitati.
La bozza del nuovo piano regolatore portuale, secondo le prime indiscrezioni, va completamente verso la direzione sbagliata spostando la banchina petroli, con tutti i suoi rischi, nel porto commerciale con la costruzione di due nuovi bracci a mare che considero troppo vicini al centro abitato, che sono costosi e sottraggono spazio per l’ormeggio di altre tipologie di navi: come dire addio alla diversità dei traffici.
Nel Mediterraneo, lungo le coste, abbiamo 584 città, 750 porti turistici e 286 commerciali, dove l’Italia ha il numero più alto di raffinerie e depositi, con 14 porti petroliferi dove si stanno valutando punti di scarico in mare aperto.
L’Autorità’ Portuale non può non tener conto che l’allontanamento delle navi petroliere dalla costa tende a essere uno standard sempre più diffuso, praticato e apprezzato nei porti di tutto il mondo ed anche in quelli italiani: uno è presente nella vicina Civitavecchia, mentre sia a Napoli sia Genova stanno compiendo degli importanti passi in avanti per la definitiva delocalizzazione off shore dei punti di scarico degli idrocarburi.
A Genova, tutti i costi per la costruzione dei nuovi impianti in mare saranno a carico di Porto Petroli Genova spa controllata dall’Eni, mentre a Napoli il governatore Caldoro utilizzerà finanziamenti comunitari.
Sarebbe interessante capire se a Gaeta lo spostamento della banchina Eni sarà a carico dei contribuenti, oppure se l’Eni come in altri porti ci metterà del suo.
Che non ci vengano a raccontare che i soldi dell’Autorità’ Portuale non appartengono alla collettività.
Se l’Autorità’ Portuale è intenzionata a portare avanti soluzioni che non stanno né in cielo né in terra, sbaglia di grosso, e noi non resteremo di certo a guardare.
Mai come oggi servono precisi e mirati interventi infrastrutturali che puntano all’ottimizzazione degli attuali spazi portuali che dovranno diventare polifunzionali, permettendo l’ormeggio sia di navi da crociera che dei traghetti, altro che faraoniche opere che continuano a gettare fumo negli occhi illudendo tutto e tutti, mortificando soprattutto le imprese portuali.
Lo scenario dei trasporti marittimi e della logistica intermodale negli ultimi anni è cambiato molto e gli altri porti non sono rimasti di certo a guardare, mentre noi non abbiamo in concreto toccato mai palla, anzi non siamo mai scesi in campo.
Ritornando ai lavori dell’Autorità Portuale circa il nuovo piano regolatore portuale, non capisco perché non sia stato aperto un confronto con le imprese del porto per non parlare delle realtà logistiche di tutto il centro Italia.
Un metodo completamente opposto a quello che invece è stato applicato al nostro studio sulla portualità commerciale di Gaeta, in cui abbiamo illustrato nei dettagli sia una proposta commerciale sia infrastrutturale, partendo dalle vere esigenze del mercato e non semplici intuizioni.
Il documento di programmazione ha ottenuto molti apprezzamenti, tra cui anche quello dello Svimez, importante ente di programmazione economica, mentre l’Autorità Portuale nonostante la consegna della ricerca in occasione di un comitato portuale non ha mai ritenuto opportuno aprire un confronto.
Non basta progettare, esiste un mercato di riferimento che se non si conosce c’è il rischio di fare un buco nell’acqua, mettendo un definitivo tappo alla crescita del porto di Gaeta.

Armando Cusani

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