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Terracina. Il consigliere Coccia (Gruppo misto) analizza l’approvato bilancio di previsione 2012

scritto da Redazione
Terracina. Il consigliere Coccia (Gruppo misto)  analizza l’approvato bilancio di previsione 2012

La lettura offerta dal Sindaco della situazione delle casse comunali a seguito dell’approvazione del bilancio di previsione 2012 – in realtà consuntivo poiché redatto a pochissimi giorni dalla chiusura dell’anno – è tesa a dimostrare un asserito percorso virtuoso adottato dall’amministrazione comunale a seguito della dichiarazione di dissesto intervenuta nel settembre del 2011. Il punto è che nonostante l’incidenza delle principali macro voci sulla spesa – spese del personale e ratei di mutuo con relativi oneri finanziari – si sia sensibilmente ridotta ciò non basta, a giudizio di chi scrive, per garantire all’amministrazione comunale spazi di praticabilità tali da consentire, da qui al prossimo mese di giugno, di poter affrontare la questione del buco derivante dal dissesto con la determinazione necessaria e con la prospettiva di non incidere oltremisura sul gia precario stato dell’economia cittadina. Il punto è che la relazione dei revisori dei sindaci ha riscontrato, ancora una volta intatte, le criticità più rilevanti che hanno provocato il dissesto. Non risultano infatti intraprese, dal settembre 2011 ad oggi quelle azioni virtuose che avrebbero dovuto interessare la riorganizzazione del servizio tributi – rispetto alla quale i revisori raccomandano di agire con tempestività (pag.26 della relazione al bilancio 2012) – sotto il profilo delle risorse umane e strumentali al fine di poter garantire adeguate azioni di lotta all’evasione e all’elusione dei tributi comunali possibile solo attraverso l’istituzione di una banca dati integrata, informatizzata ed efficiente dei tributi comunali. Proprio l’incapacità dell’ente di affrontare in modo adeguato e tempestivo negli anni la lotta all’evasione e all’elusione, da un lato, e dall’altro, di ridurre le principali voci di spesa – prima fra tute quella del personale – ha fatto si che si innescasse la dinamica del progressivo venir meno delle entrate e del corrispondente aumento della spesa che ha poi generato il disseto. Oggi, a pochi mesi dalla conclusione del lavoro dell’organismo di liquidazione, il tema è quello legato alla possibilità per l’ente di garantirsi risorse da destinare al pagamento della massa passiva senza gravare oltremodo sul già precarissimo stato delle tasche dei cittadini. A tal fine ho ripetutamente invitato l’amministrazione a considerare, con coraggio e determinazione, l’opzione della verifica della compatibilità economico finanziaria rispetto al bilancio comunale del numero e della più proficua utilizzazione dei dipendenti comunali – a tal proposito si consideri che sui cittadini grava anche il peso dei dipendenti addetti al servizio di raccolta e smaltimento RSU il cui costo si aggira intorno ai due milioni e cinquecentomila euro annui – ciò in forza di quanto disposto dall’art.259 comma 6 del TUEL. Occorreva e occorre ancora verificare l’effettivo carico di lavoro dei dipendenti comunali al fine di determinare una riallocazione degli stessi negli uffici dei singoli dipartimenti in funzione del perseguimento dell’obiettivo primario che ancora oggi rimane quello di garantire un’efficace ed efficiente azione amministrativa. La verifica del carico consentirebbe con ogni probabilità di accertare se talune figure possano essere adibite allo svolgimento di servizi fino ad oggi esternalizzati – manutenzione verde pubblico, pulizie immobili comunali, taluni servizi sociali – ; ciò consentirebbe di ottenere notevoli economie di spesa tali da garantire all’amministrazione la possibilità di accedere a mutui di maggiore consistenza per far fronte al pagamento del debito del dissesto. Tuttavia, la verifica del carico, rimane lo strumento primo ed insostituibile per verificare se il bilancio comunale, al di la degli interventi di riallocazione delle risorse umane come succintamente descritti, è tale da consentire ancora oggi di sopportare una spesa che vi incide per oltre il 33% senza che ciò finisca per appesantire oltremodo il gravoso onere economico che da qui a poco i cittadini saranno chiamati a sostenere per far fronte al rientro dal dissesto. Ciò, inoltre, anche al fine di evitare il pericolo di “svendere” il patrimonio immobiliare comunale a cui si dovrà inevitabilmente ricorrere sia perché l’accessibilità alla contrazione di mutui è ad oggi fortemente ridotta, in assenza di quell’operazione di verifica di cui sopra, sia per alleggerire il carico sui cittadini da mutui eccessivamente gravosi. L’amministrazione ha avuto quindici mesi di tempo e se oggi il Sindaco sbandiera risultati rosei, nascondendo grumi di polvere sotto il tappeto, lo fa in forza dei vincoli che il dissesto ha imposto e non certo in forza dell’attuazione di quelle iniziative che avrebbero consentito di dire che la città aveva deciso finalmente di voltare pagina e che una nuova stagione amministrativa si era aperta.

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