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Il Pd alla Polverini: la data sulle elezioni non la decide lei

scritto da Redazione
Il Pd alla Polverini: la data sulle elezioni non la decide lei

Nella sarabanda di ricorsi, controricorsi e dietrofront di fronte alla giustizia amministrativa la chiave delle urne del Lazio sembrerebbe tornata nelle mani di Renata Polverini. Che dopo l’indicazione di ieri di Palazzo Chigi per un election day insieme a Camere, Lombardia e Molise, ora afferma di attendere che il governo stesso fissi una data certa. A quel punto, ha spiegato la governatrice dimissionaria, “sarà mia cura rettificare il mio decreto” per una data che dovrebbe essere il 17 febbraio, o al massimo il 24. ‘Rettificare’ perché dopo il passo indietro del Movimento difesa del Cittadino sul proprio ricorso, sostiene lei, tutti gli effetti di quest’atto decadono a cascata, compreso quindi il decreto firmato dal prefetto Pecoraro per il 3-4 febbraio. Di conseguenza l’unico atto che resta vigente sarebbe quello di Polverini, che fissava le urne il 10-11 febbraio. Lei appare soddisfatta per i risparmi ottenuti (“il Lazio non dovrà più impegnare i 30 milioni che erano necessari andando al voto da soli“) ma tra il legale del Movimento difesa del cittadino Gianluigi Pellegrino e quelli della Regione Tedeschini e Marini è polemica: per il primo infatti non spetta più a Polverini emettere alcun atto, ma semmai al Viminale. Per i secondi invece le sarebbero stati restituiti pieni poteri. Intanto il candidato del centrosinistra alla Regione Lazio Nicola Zingaretti, fiutando un possibile slittamento in avanti dell’election day, magari pilotato dal Pdl giocando sui tempi d’approvazione della legge di stabilità, ‘bacchetta’ il governo: “Sul voto della Regione Lazio – ha affermato – si rischia l’ennesimo pasticcio. Il Governo Monti non sia connivente con chi non rispetta la legge e le sentenze della Magistratura. Chiederò un incontro urgente al ministro Cancellieri per chiarire definitivamente la questione“. Il decreto indica un numero di 50 consiglieri e non 70 come invece chiedono due ricorsi presentati al Tar dai Radicali, dal Movimento Cittadini e Lavoratori, dal socialista Robilotta e dai Verdi. Saranno discussi assieme il prossimo 10 gennaio, in piena campagna elettorale. Ieri l’apertura del comitato di Zingaretti ha dato una ulteriore accelerata alla competizione. I manifesti dell’aspirante governatore sono già in tutta la città. Gianni Alemanno lo punzecchia: “Fa propaganda alla Fidel Castro – ha affermato il sindaco – questa immagine di lui che abbraccia la vecchietta e mette insieme i giovani mi sembra un po’ datata… Dovrebbe immaginare una campagna più realistica“. Zingaretti intanto annuncia che l’apertura della sua campagna elettorale sarà “una novità: un incontro di sottoscrizione nel quale presenterò la mia idea del Lazio. Chiederò a chi vuole di sostenerla con un contributo da un minimo di un euro a un massimo di 5.000. Non cene di sottoscrizione ma un appuntamento solo politico e programmatico, poi se a fine serata qualcuno dirà ‘non mi hai convinto’ ho un mese e mezzo per fargli cambiare idea“. Per ora, in ogni caso, non ha un avversario unitario, e si attende di capire cosa ne sarà del Pdl. In campo c’é solo Francesco Storace, che oggi chiede di abolire il ‘listino’ del presidente, e di farlo votando in Aula. Tornerà in seduta il Consiglio più discusso (e oggi più frammentato) d’Italia? Domani si riunirà la capigruppo ha spiegato il presidente Mario Abbruzzese “affinché i consiglieri possano prendere visione delle proposte della Giunta sul Bilancio 2013. Sarà da stabilire l’iter per poter giungere all’approvazione entro il 31 dicembre, unitamente alla proposta di legge di Giunta sulla proroga del Piano Paesistico Regionale“.

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