sabato 20 Aprile 2024,

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Dalla regione Lazio

scritto da Redazione
Dalla regione Lazio

Audizione oggi in sesta commissione, competente in materia di ambiente, in merito alla situazione dell’aeroporto “Pastine” di Ciampino e in particolare sul piano di contenimento e abbattimento del rumore e per la tutela della salute dei cittadini. Scopo dell’audizione, capire i contenuti del piano, che dovrebbe risolvere il problema oggetto di una battaglia ultradecennale, tanto più sentita in quanto quest’anno si è registrato un incremento dei voli stessi, come hanno sottolineato i consiglieri richiedenti l’audizione. Ascoltati i sindaci di Ciampino e Marino, i rappresentanti del dipartimento di Tutela Ambiente di Roma, di Aeroporti di Roma, dell’Ente nazionale aviazione civile e quelli del Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino.
Tra gli auditi anche l’assessore regionale all’ambiente Mauro Buschini, il quale ha ripercorso l’iter della vicenda, che ha visto, dopo il rigetto da parte dei comuni dell’area interessata di un originario piano elaborato da Aeroporti di Roma nel 2013 per il contenimento del rumore, la stessa Adr presentare un nuovo piano nel 2015; questo è destinato ad essere esaminato in sede di conferenza di servizi già convocata dalla Regione con carattere istruttorio, essendo la parte decisoria della procedura riservata ai comuni. La competenza tecnica è invece di Arpa Lazio. Ma è intervenuta nel frattempo una riclassificazione dell’aeroporto di Ciampino come scalo di interesse nazionale, perché civile e non più “militare aperto al traffico civile”, il che pone in dubbio che la competenza decisoria sia ancora in capo ai comuni: in tal senso la Regione ha posto al ministero un quesito che resta ancora senza risposta, così come giace ancora sul tavolo ministeriale una valutazione di impatto ambientale avviata per la modifica strutturale dello scalo di Ciampino da parte dell’Enac.
Aeroporti di Roma, nel prendere la parola per mezzo del suo rappresentante, ha sintetizzato i contenuti del piano in una riduzione del numero dei voli da 100 giornalieri a 65, in parallelo a quella della cubatura dell’aeroporto, il tutto da realizzare entro il 2021. A ciò, le associazioni hanno replicato che il termine di cui pretendere il rispetto è invece, a loro avviso, ancora quello del 2018, non essendo a loro parere stato bloccato il termine di otto anni, di cui alla normativa, dalla bocciatura del piano originario. All’altra osservazione delle associazioni, per cui le piste sono troppo vicine alle case, Enac ha risposto che semmai è la città ad essersi avvicinata troppo all’aeroporto e che la riduzione da 100 a 65 movimenti giornalieri appare sufficiente. Ma i numeri effettivi, ancora a parere delle associazioni, sono molto più alti, quasi doppi rispetto a quanto esposto. Inoltre, le associazioni hanno contestato il fatto che la città si sia avvicinata troppo allo scalo e sottolineato il problema del parco degli acquedotti, che è l’anello debole della catena, in fatto di vulnerabilità ambientale.


Associazionismo comunale e legge Delrio: enti locali in audizione
Proseguono in prima commissione, competente anche in materia di enti locali, i lavori sulla proposta di legge n. 317 “Disciplina e conferimento di funzioni e compiti amministrativi ai Comuni, a Roma Capitale e alla Città metropolitana di Roma Capitale. Riordino delle forme associative tra gli enti locali e superamento delle Comunità montane“. Dopo la relazione dell’assessore (3 marzo) e le audizioni di sei assessori regionali le cui deleghe riguardano le funzioni da trasferire (7 marzo), oggi sono stati sentiti in commissione i rappresentanti delle associazioni degli enti locali: Anci Lazio, Upi Lazio, Uncem Lazio e Legautonomie. Assenti Aiccre Lazio e Consiglio delle autonomie locali.
L’Upi Lazio (Unione delle province italiane), pur condividendo l’impostazione generale della proposta di legge (PL 317), ha sollevato alcune questioni rimaste irrisolte dopo l’approvazione dell’ultima legge di stabilità regionale, che con l’articolo 7 ha riallocato presso la Regione alcune competenze prima in capo alle province. Criticità relative all’urbanistica, all’ambiente e alla viabilità. A titolo esemplificativo, il rappresentante dell’Upi Lazio ha spiegato che, mentre prima le competenze in materia di ambiente facevano capo a un solo ufficio provinciale, ora le stesse sono dislocate in quattro diverse direzioni regionali. Inoltre, è stato auspicato il riconoscimento di un ruolo più centrale per le aree vaste nel nuovo assetto territoriale e la Giunta è stata sollecitata a intervenire con urgenza affinché la riallocazione delle risorse umane per l’esercizio delle funzioni sia accompagnata anche dal necessario trasferimento di quelle finanziarie.
Anche Legautonomie Lazio ha espresso un giudizio favorevole sulla PL 317, perché recepisce la richiesta dell’associazione di ricomporre tre aspetti diversi: la gestione della fase di riordino delle province a seguito della legge Delrio; il superamento delle comunità montane; il tema dei poteri da conferire a Roma Capitale. In questo contesto, è stato chiesto alla Giunta di tenere conto del principio di adeguatezza, cioè delle dimensioni, per definire l’esercizio di funzioni in forma associata da parte dei comuni; in accordo con l’Upi, di porre la massima attenzione affinché al trasferimento delle risorse umane per l’esercizio delle funzioni segua anche quello delle appropriate risorse economiche; di garantire equilibrio tra le competenze di Roma Capitale e dell’Area metropolitana.
L’Anci Lazio ha criticato la Regione per il taglio di fondi che negli ultimi anni c’è stato nei confronti dei comuni (da ultimo quello sulle Rsa), che sta mettendo in serie difficoltà molti sindaci. Infine, l’Unione delle comunità montane del Lazio ha chiesto maggiore chiarezza sul futuro dei servizi attualmente erogati in forma associata. Proprio su quest’ultimo punto, l’assessore a Infrastrutture, enti locali e politiche abitative, Fabio Refrigeri, ha invitato gli enti locali a definire insieme le nuove forme di associazionismo, visto che la proposta di legge indica un periodo di tempo per farlo, scaduto il quale interviene la Regione.

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