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Terracina. Per Procaccini e company ci sono tradimenti&tradimenti. Quello in danno di Scirocchi, Di Mario e Azzola è da Procura

scritto da Redazione
Terracina. Per Procaccini e company ci sono tradimenti&tradimenti. Quello in danno di Scirocchi, Di Mario e Azzola è da Procura

Leggere sulla stampa questa mattina che l’ex sindaco Procaccini, insieme all’intera ex giunta comunale abbia adito le vie legali, riguardo alle dimissioni di tre consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, lascia sgomenti.
Stante la richiesta prodotta dall’ex sindaco si può dedurre che i tre consiglieri reprobi non sono stati nella legittimità di un comportamento politico di pura transumanza, tra una lista e l’altra o da un partito all’altro dello schieramento presente nell’aula del consiglio comunale terracinese.
Il tradimento, ricordo a chi evidentemente non ha seguito attentamente le vicende politiche della sindacatura di Procaccini, affonda però le radici nel marzo 2013, quando i consiglieri comunali facenti riferimento alla lista Sciscione sindaco, stanchi di raccogliere inutilmente le firme per sfiduciarlo si accomodarono, espressamente invitati, intorno alla greppia della maggioranza.
E’ in quel preciso momento che c’è stato il tradimento vero, a danno però dell’elettorato terracinese, che aveva creduto di votare un sindaco sostenuto da Cusani e Fazzone, da ben 17 consiglieri regionali del Pdl, dallo stesso partito, dall’Udc e Pri, oltre da alcune liste civiche. Mentre gli antagonisti sciscioniani sputavano veleno nei comizi con l’esimia presidente Polverini e i suoi fedelissimi.
In quel burrascoso marzo 2013 non bastarono le inviperite lettere dei partiti usciti vincenti dalle elezioni a far desistere il sindaco Procaccini, che auspicava coran populo l’apertura della maggioranza ai consiglieri di Sciscione, tanto che in una di queste missive scrivevano: «I partiti dell’attuale coalizione ritengono che il risultato elettorale delle comunali rimane sovrano e proprio il rispetto verso la scelta degli elettori non permette bizantinismi che la gente non comprende Pertanto si evidenzia che la coalizione di governo è immutabile e allo stato attuale non vi sono le condizioni per eventuali nuovi ingressi».
Appello che il sindaco Procaccini bellamente ignorò anzi, in un comunicato stampa scrisse: «Ho appreso con soddisfazione e gratitudine la disponibilità del gruppo politico che si ritrova intorno a Gianfranco Sciscione nell’entrare in maggioranza e sostenere l’interesse di Terracina in un momento di forte congiuntura economica e sociale . Quest’atteggiamento credo nobiliti anche l’attività politica che spesso è vista dai cittadini incapace di superare le divisioni. In alcun modo però questa disponibilità può modificare l’assetto della coalizione uscita dalle urne».
Avete letto bene: il prezzo del tradimento era chiamato “interesse di Terracina”.
Dopo qualche ora da quella dichiarazione, il mercato delle “vacche” consiliari compì uno dei giri di valzer più imponenti dell’intera sindacatura Procaccini: fuori i disfattisti di Forza Italia e dentro Gianni Percoco, Angelo Scirocchi e Domenico Villani ed altri valorosi difensori della città vilipesa, con Sciscione che era battezzato vice sindaco e assessore ai cimiteri.
Nella pattuglia di transfughi tra un partito e l’altro c’è da annoverare anche Umberto Di Mario, che dal PDL si trasferì armi e bagagli sotto le insegne del costituito gruppo consiliare di Fratelli d’Italia.
Una vera e propria rivoluzione dolce che mutò completamente lo scenario delle parti politiche vincenti e perdenti uscite dalla consultazione elettorale.
Dopo quasi due anni da quella biblica transumanza, nei giorni scorsi, con gli stessi soggetti, questa ha ripreso inesorabile il cammino in sfavore del sindaco di Fratelli d’Italia, che nell’aula del consiglio comunale grida al tradimento e alla vendita all’asta dei consiglieri firmatari della sfiducia notarile.
Per Procaccini e gli ex della sua giunta la sfiducia protocollata è stata una condotta da Procura della Repubblica.
A me, onestamente, mi sembra che stiano prendendo una vera e propria “cantonata”.

Gina Cetrone

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