venerdì 19 Aprile 2024,

Cronaca

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Terracina. Domani Legambiente alla manifestazione contro l’antenna di telefonia mobile

scritto da Redazione
Terracina. Domani Legambiente alla manifestazione contro l’antenna di telefonia mobile

Ricostruendo la vicenda della stazione radio base WIND da installare presso la rotatoria tra Viale Europa e Piazza Donatori di Sangue, vicenda che data ormai al lontano 2014, con la concessione dell’area, ricadente in zona AP 7 del PRAEET approvato con delibera di C.C. n. 44 del 20.6.2014, costituita dalla rotatoria posta all’incrocio di Viale Europa con Piazzale Donatori di Sangue, ai fini della installazione di una stazione radio base secondo un progetto che prevedeva la realizzazione di una torre faro volta anche a illuminare l’area e nel contempo a ospitare altri gestori, sono molte le carenze di analisi tecnica, le omissioni e le superficialità anche riferite all’intero procedimento amministrativo, – tra cui quella, davvero grave, di non aver proceduto in questi ultimi anni ad una revisione e adeguamento del “Regolamento comunale per l’installazione di impianti di comunicazione elettroniche approvato con delibera di C.C. n. 114/XVI del 2.10.2008” e del corrispondente Piano (PRAEET), regolamento sul quale il TAR Sezione di Latina nella sentenza n.89 pubblicata il 23 febbraio 2018 ha espresso parere negativo proprio sulla motivazione carente della scelta di esclusione del sito utilizzando espressioni del tipo “scelta arbitraria e priva di alcuna motivazione” o ” illegittimo criterio distanziale generico ed eterogeneo”. Il Regolamento e il Piano associato quindi doveva già da anni essere al centro di una revisione tecnica approfondita, sia per evitare esborsi dall’erario comunale a causa dei ricorsi dei gestori, sia perché esso rappresenta un valido strumento (ancorchè purtroppo non del tutto vincolante) di concertazione per poter contemperare le esigenze del Comune, e quindi della collettività, e quelle delle società di telefonia, che oggi invece possono procedere con l’installazione selvaggia delle antenne proprio in virtù della L. n. 36 del 2001 e del DPCM 8.7.2003, che assimila le infrastrutture di telecomunicazione ad opere di urbanizzazione primaria.  Infatti un modo per difendersi dalle esposizioni ai campi elettromagnetici è quello di installare le stazioni radio base in maniera organica e razionale, al fine di rispettare il Principio di precauzione e il Principio di Cautela e di minimizzazione dell’esposizione, ma questo andrebbe fatto con competenza tecnica e motivando ogni scelta in modo inappuntabile e soprattutto condividendo Piani e criteri con i gestori di telefonia.

Data la situazione corrente è necessario poi che l’Amministrazione comunale insieme alla Regione Lazio, alla ASL, all’ ARPA LAZIO attuino IN MODO SISTEMATICO un monitoraggio di tutti gli impianti accertando il rischio per la salute dei cittadini sulla base degli attuali limiti di esposizione e dei criteri contenuti nel D.P.C.M. 8 luglio 2003, anche considerando la coesistenza di molte antenne ravvicinate e quindi gli effetti cumulativi del campo elettromagnetico prodotto dalle stesse, ad esempio sul modello della “Attività di monitoraggio dell’inquinamento elettromagnetico nella Regione Marche”, condotto dall’ARPAM sulla base di una convenzione stipulata con Legambiente.

Potrebbe essere inoltre giusto pretendere che i gestori degli impianti si impegnino a versare, in quota proporzionale al numero di stazioni radio base installate nel territorio comunale, un contributo economico per permettere analisi mirate sui valori più critici di campo elettromagnetico, quota che potra’ essere definita dall’Amministrazione Comunale di concerto con le Associazioni Ambientaliste e i Comitati di Cittadini e andrebbe versata direttamente all’Amministrazione Comunale che potra’ nominare una parte terza come tecnico esecutore delle rilevazioni.

Una riflessione andrebbe fatta in generale sulla L. n. 36 del 2001 e il DPCM 8.7.2003 concernente la “Protezione dalle esposizioni di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, ed in particolare sulla opportunità di assimilare tali impianti ad opere di urbanizzazione primaria (assimilazione, a ns avviso, eccessiva e non giustificabile anche alla luce degli studi epidemiologici sempre più probanti del rischio per la salute umana), sui limiti di esposizione che però, bisogna anche dire, sono di molto inferiori a quelli utilizzati in molti altri Paesi europei e nel mondo, e sul criterio di misura dei valori di campo e di potenza che si basa sulla media delle 24 ore mentre si dovrebbe analizzare anche l’esposizione ai livelli di picco che ovviamente sono concentrati nelle ore di maggior utilizzo del servizio.

Occorre poi fare molta attenzione all’uso smodato dei cellulari che sono potenzialmente molto più pericolosi delle stazioni radio base, visto che un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m (cioè quello limite per una SRB) a un metro di distanza e di circa 60 V/m a 10 cm.

Massima attenzione è poi necessaria per le prossime sperimentazioni della tecnologia 5G di ultima generazione che consente una velocita’ di trasmissione superiore ai 10 GIGABIT/sec per i servizi a larghissima banda, perché le antenne saranno centinaia, di dimensioni più piccole e quindi meno invasive, mentre il campo elettrico a cui verremo esposti sarà 10 volte superiore a quello generato dalle attuali stazioni radio base. Per queste ragioni, il 26 febbraio scorso la responsabile nazionale Elettromagnetismo di Legambiente Katiuscia Eroe è stata audita dalla Commissione parlamentare Trasporti, poste e telecomunicazioni proprio per gli importanti rischi connessi alle sperimentazioni della nuova tecnologia 5G.

 

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