domenica 10 Novembre 2024,

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Scandalo Ceccano, l’architetta arrestata per corruzione in servizio al Comune di Terracina

scritto da Redazione
Scandalo Ceccano, l’architetta arrestata per corruzione in servizio al Comune di Terracina
Corruzione al Comune di Ceccano, tra le persone arrestate anche l’architetto Elena Papetti, attualmente in servizio al Comune di Terracina

Secondo la Procura Europea che ha coordinato le indagini della Squadra Mobile di Frosinone si trattava di una “cricca” a Ceccano. I personaggi di questa cricca avrebbe intascato mazzette sui fondi Ue e sugli emigranti per i quali, a parte, vengono stanziati migliaia di euro.

Oltre che al c, ex carabiniere, sono finiti nei guai anche Stefano Anniballi (nato a Frosinone nel 1958), Antonio Annunziata (nato a Napoli nel 1982), Diego Aureli (nato a Frosinone nel 1966), Camillo Ciotoli (nato a Ceccano nel 1963), Vincenzo D’Onofrio (nato a Ceccano nel 1980), Stefano Polsinelli (nato a Sora nel 1977), Elena Papetti (nata a Frosinone nel 1984), Danilo Rinaldi (nato a Ceccano nel 1981) e Gennaro Tramontano (nato a Frattamaggiore nel 1968). Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.

Unitamente alle 13 misure cautelari, la Polizia di Stato ha eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi illeciti incamerati dai membri dell’associazione, per un importo di oltre 500.000 euro.

L’inchiesta, che rappresenta uno dei primi risultati delle attività investigative coordinate dalla Procura europea (EPPO) sul reato di corruzione legato a fondi PNRR, ha portato alla luce un articolato sistema corruttivo all’interno del Comune di Ceccano. Soggetti esterni all’amministrazione comunale hanno potuto pilotare alcuni importanti appalti, incontrando i favori e la complicità del sindaco e di rappresentanti di quei settori comunali dove venivano gestiti i fondi destinati alla realizzazione di opere e servizi.

L’associazione per delinquere sarebbe stata in grado di gestire illecitamente una serie di concessioni pubbliche e autorizzazioni e l’assegnazione di appalti pubblici per un valore accertato intorno ai 5 milioni di euro, riscuotendo l’illecita dazione di denaro attraverso un innovativo e articolato sistema di tangenti. Il denaro, riciclato attraverso un sistema di fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, è stato poi monetizzato e consegnato a mano ai vertici dell’associazione. Gli appalti cui gli indagati si sono mostrati interessati sono finanziati con fondi del P.N.R.R. e con fondi europei per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Da qui la competenza in capo alla Procura Europea (EPPO), organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio reati quali frodi, corruzione e riciclaggio che ledono appunto gli interessi finanziari dell’UE.

L’indagine ha interessato in particolare Lavori di riqualificazione del centro storico (Euro 666.500), dei Lavori di messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico della scuola elementare di Borgo Berardi (Euro 440.000) e dei Lavori di restauro Castello dei Conti (Euro 1.386.000), tutti affidati con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara, nonché l’appalto per i servizi di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati. Per tale appalto, relativo al triennio 2021/2023, la cooperativa in questione ha ottenuto la corresponsione da parte del comune di Ceccano di oltre 1.500.000 euro. Nel solo 2022 la stessa cooperativa ha effettuato in favore di una delle società riconducibili all’associazione criminale bonifici per un totale di circa 60.000 euro, per asseriti servizi di pulizie.

Le risultanze investigative sono emerse dall’attività tecnica e dal laborioso lavoro di accertamenti finanziari e bancari condotti dalla Sezione indagini patrimoniali del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

Nel più “totale disprezzo da parte dei pubblici ufficiali indagati della tutela degli interessi della collettività” scrive il Giudice per le indagini preliminari, Ida Lorgoruso, “approfittando della carica pubblica ricoperta, ha attuato una gestione totalmente arbitraria e personalistica dell’ente anche incompatibile con l’etica professionale di un carabiniere”.

A finire agli arresti domiciliari anche la 40enne architetto Elena Papetti, da febbraio 2024, in servizio presso lo Sportello Sue (Edilizia) del Comune di Terracina, tramite una graduatoria del Comune di Ceccano. Papetti, che secondo gli inquirenti, è l’amante del Sindaco ex carabiniere, chiedeva all’uomo: “Sei sicuro che non mi verranno a perquisire a casa?”, La preoccupazione dell’architetto derivava dal fatto che un commercialista napoletano, coinvolto nell’inchiesta, nell’estate 2023 era stato sottoposto ad una perquisizione.

Il sindaco Roberto Caligiore rispondeva così: “Vabbè, se vengono da me è peggio. Ora sono nascosti ma a c***o di cane, l’importante è un posto sicuro, perché se qualcuno entra dentro casa può smucinà… poi non ti voglio mettere ansia”. A quel punto, l’architetta rifletteva sul suo “posto sicuro”: “Faccio una scatolina chiusa a chiave, mia madre non la tocca. Posso metterli in camera, c’è l’armadio a muro in alto, oppure dentro una borsa, sotto una mattonella… io sono proprio complice tua al 100%“.
In casa del sindaco di Ceccano sono stati trovati 18mila euro in contanti e, secondo le indagini della Squadra Mobile ciociara e del Servizio centrale operativo di Roma, le promozioni di Elena Papetti, tramite concorsi e graduatorie ad hoc, sarebbero state decisive per mettere in piedi la cosiddetta “cricca” che in tutto vede una trentina di indagati tra imprenditori, funzionari comunali e prestanome.

La donna, a Ceccano responsabile dell’ufficio Pnrr, è un personaggio-chiave in tutta l’inchiesta, ma non è la sola. Lei stessa parlava, in alcune intercettazioni, di una “combriccola di professionisti“. Imprenditori, avvocati, commercialisti e funzionari comunali. Alcuni dei quali, arrivati in posizioni apicali pur non avendo le competenze necessarie.

Secondo gli inquirenti, Sindaco e architetto pilotavano gli appalti verso le ditte amiche. Poi queste affidavano dei lavori connessi a quelle attività, come ad esempio le pulizie. I bonifici erano diretti a società fittizie che incassavano i soldi e li davano in contante ai destinatari delle tangenti. In questo modo, ad ogni appalto era collegata una tangente, ottenuta attraverso una fattura per lavori mai fatti.

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