Molestata sul treno Roma-Velletri, nell’indifferenza generale, Alice (nome di fantasia) racconta quanto le è accaduto a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), confessando di essere rimasta molto delusa dalla giustizia italiana: “Io ho fatto mesi di analisi dopo quello che è successo, lui una settimana dopo il processo andava già in giro spavaldo e tranquillo come se niente fosse accaduto“.
Alice, il nome è di fantasia, 19 anni, racconta quanto le è accaduto parlando con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio di Radio Cusano Campus: “È successo tutto la sera del 26 ottobre. Ero sul treno serale Roma-Velletri, tornavo dall’università. Quel giorno mi misi su un vagone in cui non salgo mai, il numero 3. C”erano parecchi passeggeri e pensai di aver fatto la cosa giusta. Una volta arrivati a Cecchina, un signore rumeno è salito e si è seduto vicino a me. All’apparenza era un uomo normale, ma quasi subito nell’aria si è diffuso un odore di alcol insopportabile. All’improvviso ha messo le mani nei pantaloni e ha iniziato a masturbarsi. Mi sono alzata immediatamente, cercando di prendere le mie cose per cambiare posto,ma in quel momento l’uomo si è messo precisamente davanti a me, si è abbassato i pantaloni e gli indumenti intimi continuando a masturbarsi e afferrandomi con l’altra mano per la coscia. Sono scappata, ho chiesto a una signora il permesso di sedermi vicino a lei. A detta sua non si era accorta di nulla, ma ha tentato di rassicurarmi a modo suo, raccontandomi che era successo anche a lei, come se fosse tutto normale”.
Alice è rimasta colpita soprattutto dall’indifferenza che la circondava. Visto che sul treno c’erano un sacco di persone: “Speravo che qualcuno mi aiutasse, come la signora o gli altri passeggeri, ma nessuno ha fatto nulla.
Io all’inizio ho urlato, poi mi sono messa a piangere. Arrivata alla stazione di Velletri, qualche manciata di minuti dopo, da sola, sono corsa via dal treno per raggiungere mio padre che mi aspettava con la macchina fuori al parcheggio. La prima cosa che ho detto salendo in macchina è stata “io all’università non ci vado più”, poi gli ho raccontato l’accaduto e subito siamo andati in stazione per avvertire il capotreno o il personale, ma non c’era nessuno, una stazione fantasma. Subito siamo andati in Polizia, dove hanno accolto la mia deposizione. Il giorno dopo, il 27 ottobre sono tornata per formalizzare la mia denuncia contro ignoti. Il bello è che il giorno dopo qualcuno mi ha insultato, dicendo “siete sicuri che non l’abbia provocato lei?” sempre quel qualcuno, un padre di famiglia tra le altre cose, mi ha definito come “La solita puttanella in cerca di cazzi”.
Alice, 19 anni, racconta poi il momento del riconoscimento e dell’arresto del maniaco: “Due giorni dopo, alle 23:51, la polizia mi ha lasciato un messaggio in segreteria, dicendomi che ero invitata la mattina seguente per il riconoscimento. Il 29 ottobre alle 10 ero in commissariato, di nuovo tremante e con le lacrime agli occhi. Credo che il riconoscimento sia stata la cosa più dolorosa e più difficile. Mi ha sconvolto vederlo di nuovo. Ancora oggi mi chiedo perché una cosa del genere sia successa proprio a me. Mi chiedo se magari sarebbe successo ugualmente anche se fossi salita nel vagone 2, quello dove salgo di solito. Mi chiedo se è stato il destino, la fatalità oppure solo tristi coincidenze. È difficile trovare risposte, impossibile trovare il coraggio di salire di nuovo in tranquillità sul treno, a qualsiasi orario”.
Oltre al danno, per Alice, 19 anni, la beffa: “Una settimana dopo il processo ho incontrato il maniaco rumeno in un fast food nel mio paese. Dopo qualche giorno ancora l’ho incontrato di nuovo sul treno alle 11.30 di mattina. Io dopo quello che mi ha fatto sono andata in analisi per mesi. Lui va in giro con spavalderia, come se niente fosse. Ecco, questo mi infastidisce molto. Nel processo io mi sono costituita parte civile. Lui ha ammesso di aver compiuto atti osceni ma si è difeso dicendo che quando mi ha afferrato per la coscia non voleva trattenermi ma solo sorreggersi, anche se era seduto, a causa degli spostamenti del treno e dello stato alcolico. Denuncerei tutto di nuovo, ma sono rimasta molto delusa dalla giustizia”.
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L’economista e politico Giuliano Cazzola è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Secondo Cazzola ci sarà un’offensiva mediatico-giudiziaria che si scatenerà nei confronti di Renzi. “Ci sono persone molto più autorevoli di me che hanno fatto quest’ipotesi –ha affermato Cazzola-. La dichiarazione di Davigo è una dichiarazione di guerra. Sento qualcosa nell’aria che mi suggerisce che accadrà questo. Mentre la prima Repubblica è nata dalla resistenza e dall’antifascismo, la seconda nasce da un’inchiesta mediatico-giudiziaria, da Tangentopoli. Le procure da anni selezionano la classe politica. Io ho l’impressione che Renzi non sia disponibile a baciare la pantofola della magistratura e questa cosa gliela faranno pagare. Se noi guardiamo l’atteggiamento delle procure vediamo inchieste anche clamorose lanciate dai giornali, che poi vengono molto ridimensionate quando vanno in aula. Noi rischiamo che le intercettazioni telefoniche prendano il posto del processo. Secondo me Davigo dice una cosa molto grave quando dice che le cose si possono capire anche prima del processo”.
In merito alle buste arancioni dell’Inps sul calcolo della pensione. “C’è una parte utile –ha affermato Cazzola-, che riguarda il fatto di portare a conoscenza la storia contributiva di una persona e spiegare il meccanismo del calcolo della pensione. Ho parecchi dubbi invece su questo afflato divinatorio che la busta arancione pretende di avere. E’ molto difficile andare da uno di 30 anni e predire quale sarà la sua pensione, significa predire quella che sarà la sua vita, mi sembra una forzatura, si rischia di creare un allarmismo sterile. E’ come guardare nella sfera di cristallo. Sarebbe diverso se si mettessero davanti quelli che sono ad un passo dalla pensione”.
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RIFIUTI, PALOZZI(FI): “IL PRESIDENTE ZINGARETTI SIA CHIARO”
“Apprendiamo dalla stampa che la Capitale e l’area metropolitana nel prossimo futuro potrebbero avere bisogno di una nuova discarica: di servizio, secondo quanto approvato la scorsa settimana dalla giunta Zingaretti. Si tratta di una ipotesi preoccupante, non vorremmo infatti che il governatore del Lazio avesse in mente la malsana idea di localizzare in provincia un nuovo invaso, dove accogliere gli scarti di lavorazione dopo il trattamento dei rifiuti romani. Chiediamo, dunque, all’inefficiente Zingaretti di parlare chiaro sulla questione”. Così, in una nota, il consigliere regionale FI e vicepresidente della commissione Ambiente, Adriano Palozzi.
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Ayala a Radio Cusano Campus: “Mi stupisce che Davigo abbia accettato la presidenza a termine, che è un accordo spartitorio tra correnti. Ha sbagliato a sparare indiscriminatamente sui politici. Finiamola con la cazzata che la società civile è pulita e i politici disonesti, il Parlamento rispecchia il Paese. La politica dovrebbe fare pulizia prima che arrivi la magistratura. Renzi ha ragione sulla lentezza dei processi, ma è lui che dovrebbe intervenire. Sulle intercettazioni il premier dovrebbe convocare un tavolo con editori e stampa nazionale”
Giuseppe Ayala, magistrato e politico, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Sul presidente dell’Anm Piercamillo Davigo. “Mi ha stupito il fatto che il mio amico Davigo e un altro mio amico e collega Marcello Maddalena a un certo punto sono usciti da Magistratura Indipendente, che è la corrente più moderata dell’Anm –ha affermato Ayala-, rompendo con la vera guida di questa corrente, ovvero il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Ho apprezzato questa scelta, pur non conoscendo i dettagli, perché ho pensato che non si riconoscessero più in quella corrente, pur avendovi militato per decenni e hanno creato la nuova corrente Autonomia e Indipendenza. Quando poi nelle elezioni per il comitato direttivo dell’Anm Davigo è stato meritatamente il più votato di tutti, il fatto che lui abbia accettato di essere eletto presidente, anche con i voti della corrente che aveva abbandonato, solo per un anno anziché per 4, mi ha lasciato sorpreso. Sostanzialmente questo è il frutto di un accordo spartitorio tra le correnti. Alla fine dell’anno Davigo non sarà più presidente e ogni anno sarà eletto un rappresentate delle altre correnti. In politica questo si chiama Manuale Cencelli, che accada dentro l’Anm già di per sé non mi piace, ma lì succedono anche cose peggiori… Ma che una personalità come Davigo accetti questo incarico a tempo è una cosa che francamente mi ha stupito. Avevo voglia di fargli un colpo di telefono per chiedergli il motivo, poi ho lasciato perdere”.
In merito alle dichiarazioni di Davigo sui politici. “Davigo –ha spiegato Ayala- ha una dialettica molto efficace e anche molto tagliente, però è uno che ha continuato a fare il suo lavoro di magistrato con altissimo senso del dovere, non ha mai fatto domande per incarichi direttivi per avere visibilità. Detto questo, rimane il fatto che diventa presidente dell’Anm con una legittimazione a tempo che non mi piace e poi esordisce con quelle dichiarazioni in cui penso si riconoscano molti cittadini italiani, ma lui non è un semplice cittadino italiano. Lui non soltanto è un magistrato e tra i suoi doveri c’è anche quello della continenza, ma è anche il presidente dell’Anm. E’ evidente che all’interno dell’Anm le voci dissenzienti su questa sortita di Davigo sono state parecchie. La domanda fondamentale è: perché dici questo? Un comune cittadino può dire anche peggio dei politici italiani, ma per il ruolo e la storia professionale di Davigo secondo me se la poteva risparmiare questa uscita. In linea di massima sono d’accordo con quello che dice, ma non sono d’accordo con lo sparare indiscriminatamente. Io sono stato in Parlamento per 4 legislature e il Parlamento rispecchia il popolo italiano. Finiamola con questa frattura tra società civile tutta buona e classe politica tutta malata, è una cazzata. In Parlamento ci sono persone di straordinaria qualità, umane, culturali, professionali e di onestà. E’ chiaro che ci sono anche molti, forse troppi, che non rispondono a questi requisiti. Ma l’attacco indiscriminato fatto da un magistrato che rappresenta tutti i magistrati italiani, l’ho trovato inopportuno. A chi giovano queste dichiarazioni?”.
Le parole di Renzi sulla Giustizia. “Renzi nell’ultimo periodo è intervenuto più volte sulla Giustizia –ha affermato Ayala- e ho notato una progressione di cautela nel farlo. Ha ragione quando dice che le sentenze devono arrivare più in fretta, ma dimentica che lui è il capo del governo e il segretario del più importante partito del Parlamento. E gli strumenti per rendere la giustizia meno lenta sono strumenti che il Parlamento deve varare. Quindi c’è un po’ una contraddizione in Renzi, a cui guardo con simpatia. Gli vorrei dire: caro Renzi, le strategie per ridurre i tempi della giustizia sono strategie che dipendono anche da te. Le parole di Davigo forse un effetto l’hanno avuto, perché vedo che negli ultimi giorni c’è stata un’accelerazione, almeno a parole, sui provvedimenti che riguardano la giustizia, come quello sulla prescrizione che è una delle grandi vergogne del sistema giudiziario italiano, della quale i magistrati sono vittime. Lì il correttivo è semplice: bisogna avere il coraggio di fermare i termini della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Dico questo perché un’alta percentuale delle impugnazioni sono fatte in maniera strumentale soltanto per guadagnare tempo aspettando che maturi la prescrizione. Se questo venisse meno, ci sarebbe un crollo verticale delle impugnazioni. Un’altra modifica dovrebbe essere l’abolizione del divieto di reformatio in peius che vuol dire che, se un imputato appella a una sentenza, male che gli va avrà la conferma della sentenza, ma mai potrà avere una sentenza più severa in appello. Con queste due modifiche gli appelli si ridurrebbero del 50%”.
Intercettazioni. “Guai a toccare la normativa sulle intercettazioni –ha affermato Ayala-, perché le intercettazioni sono un mezzo d’indagine determinante, anche e soprattutto nei casi di corruzione e malamministrazione. Il vero problema è leggere sui giornali pezzi di intercettazioni telefoniche che riguardano persone completamente estranee alle indagini o addrittura conversazioni private, prive di qualunque rilevanza ai fini dell’indagine, o in casi ancora più gravi intercettazioni che sono ancora coperte dal segreto. E guai a dare la colpa sempre al pm per queste fughe di notizie, perché il pm è l’ultimo a conoscere il contenuto delle intercettazioni. Prima di lui le conoscono gli addetti all’esecuzione dell’operazione, poi la polizia giudiziaria. Ad esempio, la famosa intercettazione Fassino-Consorte, in cui Fassino dice l’infelice frase ‘Abbiamo una banca’, è stato accertato che fu offerta a Berlusconi da privati, che ovviamente erano quelli della struttura addetta all’esecuzione dell’intercettazione, prima ancora che finisse sul tavolo del pm. Fermo restando che ci possano essere anche dei pm responsabili di fughe di notizie. Bisogna trovare il punto di equilibrio tra il diritto alla riservatezza e il diritto all’informazione. Il Presidente del Consiglio dovrebbe convocare a Palazzo Chigi i rappresentanti delle due categorie interessate al problema: la federazione nazionale degli editori dei giornali e la federazione nazionale della stampa italiana. A quel punto dovrebbero stilare un documento in cui le due categorie si impegnano a non pubblicare quel tipo di intercettazioni di cui parlavamo prima. Secondo me lo firmerebbero quel documento e non ci sarebbe neanche bisogno di fare un’altra legge”.
Un punto di equilibrio nei rapporti tra politica e magistratura. “Da cittadino, non da magistrato, dico che si può arrivare ad un punto di equilibrio ma dipende molto dalla politica –ha spiegato Ayala-. La politica deve avere la grande capacità di fare pulizia al suo interno, cosa che in Italia non si è mai vista. Il magistrato interviene a delitto già consumato. Perché la politica non si occupa di intervenire prima, con i suoi strumenti, per bloccare la corruzione”.
Il lavoro della Commissione anti-mafia sulle liste elettorali. “Come cittadino non mi piace che le liste debbano passare dalla Commissione anti-mafia –ha affermato Ayala-. Non dovremmo arrivare a questo punto, perché dovrebbero essere i partiti a fare delle liste pulite”.
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MOLESTATA SU UN TRENO DA UN RUMENO, 19ENNE RACCONTA: “ECCO QUELLO CHE MI HA FATTO, SENZA CHE NESSUNO MUOVESSE UN DITO. IO DOPO QUESTA STORIA SONO ANDATA IN ANALISI PER MESI, LUI POCHI GIORNI DOPO IL PROCESSO ERA GIÀ LIBERO E SPAVALDO, COME SE NIENTE FOSSE ACCADUTO“. LA TESTIMONIANZA SU RADIO CUSANO CAMPUS
Molestata sul treno Roma-Velletri, nell’indifferenza generale, Alice (nome di fantasia) racconta quanto le è accaduto a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), confessando di essere rimasta molto delusa dalla giustizia italiana: “Io ho fatto mesi di analisi dopo quello che è successo, lui una settimana dopo il processo andava già in giro spavaldo e tranquillo come se niente fosse accaduto“.
Alice, il nome è di fantasia, 19 anni, racconta quanto le è accaduto parlando con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio di Radio Cusano Campus: “È successo tutto la sera del 26 ottobre. Ero sul treno serale Roma-Velletri, tornavo dall’università. Quel giorno mi misi su un vagone in cui non salgo mai, il numero 3. C”erano parecchi passeggeri e pensai di aver fatto la cosa giusta. Una volta arrivati a Cecchina, un signore rumeno è salito e si è seduto vicino a me. All’apparenza era un uomo normale, ma quasi subito nell’aria si è diffuso un odore di alcol insopportabile. All’improvviso ha messo le mani nei pantaloni e ha iniziato a masturbarsi. Mi sono alzata immediatamente, cercando di prendere le mie cose per cambiare posto,ma in quel momento l’uomo si è messo precisamente davanti a me, si è abbassato i pantaloni e gli indumenti intimi continuando a masturbarsi e afferrandomi con l’altra mano per la coscia. Sono scappata, ho chiesto a una signora il permesso di sedermi vicino a lei. A detta sua non si era accorta di nulla, ma ha tentato di rassicurarmi a modo suo, raccontandomi che era successo anche a lei, come se fosse tutto normale“.
Alice è rimasta colpita soprattutto dall’indifferenza che la circondava. Visto che sul treno c’erano un sacco di persone: “Speravo che qualcuno mi aiutasse, come la signora o gli altri passeggeri, ma nessuno ha fatto nulla. Io all’inizio ho urlato, poi mi sono messa a piangere. Arrivata alla stazione di Velletri, qualche manciata di minuti dopo, da sola, sono corsa via dal treno per raggiungere mio padre che mi aspettava con la macchina fuori al parcheggio. La prima cosa che ho detto salendo in macchina è stata “io all’università non ci vado più”, poi gli ho raccontato l’accaduto e subito siamo andati in stazione per avvertire il capotreno o il personale, ma non c’era nessuno, una stazione fantasma. Subito siamo andati in Polizia, dove hanno accolto la mia deposizione. Il giorno dopo, il 27 ottobre sono tornata per formalizzare la mia denuncia contro ignoti. Il bello è che il giorno dopo qualcuno mi ha insultato, dicendo “siete sicuri che non l’abbia provocato lei?” sempre quel qualcuno, un padre di famiglia tra le altre cose, mi ha definito come “La solita puttanella in cerca di cazzi“.
Alice, 19 anni, racconta poi il momento del riconoscimento e dell’arresto del maniaco: “Due giorni dopo, alle 23:51, la polizia mi ha lasciato un messaggio in segreteria, dicendomi che ero invitata la mattina seguente per il riconoscimento. Il 29 ottobre alle 10 ero in commissariato, di nuovo tremante e con le lacrime agli occhi. Credo che il riconoscimento sia stata la cosa più dolorosa e più difficile. Mi ha sconvolto vederlo di nuovo. Ancora oggi mi chiedo perché una cosa del genere sia successa proprio a me. Mi chiedo se magari sarebbe successo ugualmente anche se fossi salita nel vagone 2, quello dove salgo di solito. Mi chiedo se è stato il destino, la fatalità oppure solo tristi coincidenze. È difficile trovare risposte, impossibile trovare il coraggio di salire di nuovo in tranquillità sul treno, a qualsiasi orario“.
Oltre al danno, per Alice, 19 anni, la beffa: “Una settimana dopo il processo ho incontrato il maniaco rumeno in un fast food nel mio paese. Dopo qualche giorno ancora l’ho incontrato di nuovo sul treno alle 11.30 di mattina. Io dopo quello che mi ha fatto sono andata in analisi per mesi. Lui va in giro con spavalderia, come se niente fosse. Ecco, questo mi infastidisce molto. Nel processo io mi sono costituita parte civile. Lui ha ammesso di aver compiuto atti osceni ma si è difeso dicendo che quando mi ha afferrato per la coscia non voleva trattenermi ma solo sorreggersi, anche se era seduto, a causa degli spostamenti del treno e dello stato alcolico. Denuncerei tutto di nuovo, ma sono rimasta molto delusa dalla giustizia“.
BIANCONI A RADIO CUSANO CAMPUS: “VERDINI? HA DUE CHIODI FISSI, UNO SONO GLI AFFARI, L’ALTRO…“. POI SU SALVINI DA TRUMP: “E’ UN COGLIO…TRUMP È PERICOLOSO”
Maurizio Bianconi, deputato di Conservatori e Riformisti, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Maurizio Bianconi, tra le altre cose, ha svelato dei retroscena legati a Danis Verdini: “Spesso io e Verdini ci sentiamo al telefono, ma lui di politica con me non vuole parlare, mi sega subito se prendo l’argomento. Lui continua imperterrito a spiegarmi il suo disegno, che è di rendere sicuro il posto a tutti noi insieme a Renzi che è il più grande anticomunista che si potesse desiderare. Mi dice che Renzi ha fatto fuori i comunisti, e che per questo non devo rompere i coglioni. Verdini è un uomo di intelligenza e cultura superiore che ha un paio di chiodi fissi: su uno soprassiedo, l’altro invece è legata agli affari, all’economia. Qual è il primo? Gli telefonate e glielo chiedete. Quello che hanno un po’ tutti gli uomini? Tutti gli uomini no, tutti i fissati! Quella cosa piace un po’ a tutti ma c’è modo e modo. Se è per questo che Verdini si fa le lampade? Se si fa le lampade io non lo so. E’ sempre abbronzato perché è un uomo di mondo…“. Poi su Salvini, che si è scattato dei selfie con Donald Trump: “E’ un coglion…Trump è una macchietta, rappresenta la destra brutale, quella che a me non piace. E per di più è pericoloso. Trump è una macchietta pericolosa. Insegna delle cose che sono folli“.
Marò :India, Latorre in Italia fino a 30 settembre
La Corte suprema dell’India ha deciso di estendere la permanenza in Italia di Massimiliano Latorre fino al 30 settembre del 2016