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“Il coronavirus non ucciderà Terracina”

scritto da Redazione
“Il coronavirus non ucciderà Terracina”

Anche nell’infausto tempo del “coronavirus” possiamo immaginare una Terracina virtuosa, capace di esprimersi con tutto il suo enorme bagaglio di potenzialità.

Ci piace pensare poi a una ripresa economica, ma anche sociale e culturale, in grado di far rivivere i tempi belli del suo straordinario passato, e che in modalità diversa può far rinascere la Città per l’ennesima volta nella sua millenaria storia.  

 

Terracina: Tra ambiente, storia e cultura, per una vacanza felice

 

La Terracina del terzo millennio

Il vasto territorio naturale di Terracina, quello costiero, quello di pianura e, soprattutto, quello collinare dei Monti Ausoni, conservano ancora molta parte di quella bellezza paesaggistica, ambientale e quella suggestione mitica che gli autori antichi e moderni hanno saputo trasmetterci con le loro opere.

Luoghi notevoli che il viaggiatore ed il turista interessato a questi aspetti possono visitare attraverso itinerari adeguatamente predisposti.

Per chi ama il mare, poi, Terracina offre un lungo arenile di sabbia finissima, che parte dal Molo Gregoriano e si estende per circa 15 chilometri, dove sono concentrate le zone residenziali, con insediamenti di ville, alberghi, campeggi e stabilimenti balneari di qualità.

Per coloro, invece, che ricercano la buona cucina, marinara o contadina, accompagnata da ottimi vini locali, dal Cesanese al Moscato, all’Aleatico, non rimarrà deluso. Sono decine, infatti, i punti di ristoro che rendono onore anche ai più incontentabili palati. 

Terracina Città storica

Ma della Città il “piatto forte” è sicuramente la sua storia, che affonda le radici in oltre 2.000 anni. Le prime notizie confermate da ricerche e da scritti si possono far risalire intorno al 406 a.C., quando i Romani iniziarono la campagna per la conquista di Anxur, vecchio nome Volsco della Città. Da quest’ultima data in poi è stato un susseguirsi di vicende, lotte, invasioni, momenti di splendore, abbandoni e decadenze. Terracina ebbe un notevole sviluppo tra la fine della Repubblica e i primi due secoli dell’Impero e nell’età Medievale, specialmente per la parte alta della città, dove ancora oggi si possono vedere importanti monumenti.

Una Cattedrale, mille anni di storia.

Lo storico Domenico Contatore, l’autore di “De Historia Terracinensi”, nel 1706 registrava un dato straordinario: durante il medioevo nella Città erano aperte al culto dei fedeli ben 43 chiese. In Città, del resto, si diffuse ben presto il verbo del Vangelo, ponendo Terracina con Roma, Ostia e Pozzuoli tra le prime quattro dell’Occidente in cui si formò una comunità cristiana, parecchi anni prima che vi passassero gli apostoli Pietro e Paolo. Contatore racconta che San Pietro, quando andò a Roma, avrebbe consacrato Vescovo di Terracina Sant’Epafrodito, uno dei 72 discepoli. Evento che legittimerebbe la chiesa di Terracina ad essere più antica di quella di Roma. La Cattedrale di San Cesareo è sicuramente il più significativo monumento religioso in cui l’evidenza delle stratificazioni dei materiali e la loro immagine simbolica racchiudono e sintetizzano perfettamente i momenti essenziali della storia antica, medievale e moderna della città.

Tempio di Giove Anxur.

Il Tempio di Giove Anxur può essere definito, a ragione, il logo per eccellenza della Città. Costruito sulla vetta del Monte Sant’Angelo, ebbe nell’antichità una duplice funzione: nella parte superiore militare e strategica finalizzata all’avvistamento e alla difesa, la zona immediatamente sottostante dedicata al culto religioso.

La tradizione vuole che all’interno del Tempio di Giove si adorasse Juppiter Anxurus, divinità tutelare nata dalla fusione tra il giove romano e il dio volsco Anxur. Oppure, stando a più recenti interpretazioni, potrebbe essere stato un tempio dedicato a Venere. Una cosa in ogni caso è certa, sulla sommità di Monte Sant’Angelo il visitatore può ammirare un panorama tra i più belli e suggestivi dell’intera costa laziale.

I Cantori di Terracina attraverso i secoli.

Tanti sono stati gli storici e i poeti che nell’arco di duemila anni hanno scritto di Terracina: da Tito Livio a Goethe, da Curzio Malaparte ad Orazio “… milia tun pransu tria repinus atque subinus impositum saxis late cadentibus Anxur…”. Dopo pranzo percorremmo tre miglia ed arrivammo sotto Anxur, posta sopra pietre biancheggianti, scriveva Orazio nel 37 a.C in una delle sue “Satire”, mentre era in viaggio verso Brindisi con l’amico Eliodoro e dove proprio a Terracina fu raggiunto da Mecenate, Cocceio e Capitone.

Goethe, Viaggio in Italia 1749 – 1832.

Tanto più lieta e gradita ci parve la vista di Terracina appollaiata sulla roccia. Avevamo appena finito di goderci quella veduta che arrivammo anche in vista del mare”.

Hans Cristian Andersen tratto da “Il Bazar di un poeta” 1842.

“…Passeggiammo lungo il mare dove l’onda si frange contro grandi scogli, i monti impallidivano sempre di più con il calar del giorno mentre sul lato opposto dove il sole stava tramontando erano neri come il carbone in contrasto con un cielo rosso fuoco, mentre il mare, ai loro piedi, era d’argento”.

Curzio Malaparte.

Curzio Malaparte nel 1956 di Terracina scriveva:

“…un mare trasparente, dai colori tenui, di pastello che la luce addolcisce e ad ogni momento varia, che par di seta, è un pesante broccato purpureo e verde: nelle sue pieghe sontuose crescono le più celebri viti d’Italia, matura il più famoso moscato di Terracina, la più dolce, la più ricca, la più greca uva del Mediterraneo…”

Pierpaolo Pasolini, nel libro le Storie della città di Dio, il racconto dedicato a Terracina rappresenta il più lungo e di maggiore interesse dell’intera raccolta.
Si apre con una lunga descrizione paesaggistica che ha subito come oggetto il mare meraviglioso e misterioso, attraente e pieno di insidie nascoste; è subito il mare dell’inconscio: “Voltò le spalle alla terra, e guardò fisso verso il mare, immaginando di esservi solo lui, nel mezzo, lontano, assolutamente lontano, con il solo cielo intorno”.

 

 

 

 

 

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