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Gaeta. “La vancanza da sogno che diventa una “sòla”

scritto da Redazione
Gaeta. “La vancanza da sogno che diventa una “sòla”

Gli ignari turisti versavano una somma di denaro per prenotare l’appartamento e solo quando arrivavano sul golfo di Gaeta prendevano atto di essere stati raggirati.
Le denunce,giunte al commissariato di Gaeta, erano partite la scorsa estate, tra giugno e agosto del 2018. Sono state una decina e gli investigatori hanno fatto presto a capire che le modalità della truffa erano sempre le stesse. L’affitto della casa vacanza veniva pubblicizzato esclusivamente su noti siti internet – in particolare su www.subito.it – con fotografie, indirizzo, illustrazione dei vani ed elenco dei servizi annessi.
A volte erano indicate anche informazioni utili, relative al territorio, quali località d’interesse storico, paesaggistico e turistico. Anche il costo dell’affitto corrispondeva ai prezzi di mercato,semmai con un piccolo sconto, in caso l’acconto versato fosse più cospicuo del minimo richiesto.L’interessato ricaricava, quindi, una Postepay, con la somma pattuita per bloccare l’unità abitativa,spesso in località esclusive, con vista mare, fornendone conferma all’inserzionista telefonicamente, o via e-mail.
Da quel momento l’inserzionista si rendeva irreperibile. Solo, a volte, restava in contatto con l’interessato, in modo da appropriarsi di ulteriori somme, fino al giorno in cui doveva essere occupato l’immobile. Solo allora il turista raggirato capiva di essere stato vittima di una truffa.
Talvolta, era lo stesso proprietario dell’immobile affittato “a sua insaputa” ad accompagnare i malcapitati in commissariato per denunciare il fatto, offrendosi anche di fornire aiuto a trovare una sistemazione alternativa.
Il giro d’affari scoperto, durante le indagini, sfiora i 40mila euro, fra le caparre pagate dai denuncianti, più le somme illecitamente percepite in danno di altre persone, per affitti inesistenti, anche in zone d’Italia diverse. Per questo motivo l’attività investigativa ha richiesto l’ausilio di personale delle Questure di Verona, Bologna, Napoli e Reggio Emilia, per verificare la posizione di decine di persone coinvolte in maniera attiva, a vario titolo, oppure semplici prestanome, e l’eventuale collegamento fra gli indagati.
Gli indagati dalla procura di Cassino sono un 59enne di Verona, un 57enne di Genova, un 39enne di Salerno, e un 26enne e un 28enne di Napoli.

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