Memmo Guidi è stato sempre all’avanguardia, questo gli va riconosciuto, ha trasformato nel tempo il civettuolo borgo medievale in un’attrattiva turistica, tant’è che durante il periodo estivo le presenze si quintuplicano. E proprio da qui dev’essere sorta la questione della ‘monnezza’, dell’umido da smaltire nel quotidiano, col caldo che accelera ogni processo di decomposizione organica. Basta ‘stoccare’ in un centro di raccolta periferico ma ancora centrale, basta conferire presso l’azienda Sep di Pontinia lo scarto organico, quindi la scelta forse epocale di acquistare un terreno lontano da occhi indiscreti (e nasi teneri), dove per arrivarci è necessario il fiuto di Indiana Jones, immerso tra faggi e querce con la vallata ad aprirsi. Sarebbe uno spettacolo bucolico se non si trattasse di ‘monnezza’, ma forse è la più nobile, quella che devia il percorso obsoleto dalle discariche e innesta il circolo virtuoso della green economy su piccola scala: la selezione dell’umido o dei residui alimentari, della Forsu per essere tecnici, cioè la frazione organica del rifiuto solido urbano.
Bassiano ha cominciato questa piccola rivoluzione di comunità con una compostiera su misura, che assorbe il fabbisogno interno, con l’azienda Tac ecologia srl di Veroli impegnata nel servizio di raccolta dopo aver vinto lo scorso ottobre l’appalto per la gestione dei rifiuti: la raccolta dell’umido è pressoché quotidiana soprattutto in quelle attività che ne necessitano come ristoranti o negozi di macelleria e ortofrutta, sebbene la presenza della campagna e di animali domestici ne favoriscono uno smaltimento istantaneo e familiare. Comunque i residui organici dopo la raccolta della Tac vengono portati nel centro dove insiste la compostiera di comunità, due dipendenti si occupano della selezione manuale dei sacchetti dell’umido lavorando non più di tre ore al giorno, eliminando quegli scarti che non appartengono naturalmente alla Forsu, poi alimentano la macchina elettromeccanica che trasforma i residui alimentari in ammendante: nell’imbuto del tritarifiuto la proporzione è per ogni 20 kg di umido una dozzina di kg di pellet per favorire il processo di compostaggio: infatti il pellet è fondamentale per aumentare la presenza di carbonio, bilanciandola con quella di ossigeno e per regolare l’umidità del composto stesso. La macchina non smette mai di lavorare il composto, lo fa a 40°, mentre in pausa quando rallenta il processo cala a 12°, pur restando sempre accesa, h24 e 7su7. Quotidianamente viene lavorato un quintale di rifiuto organico, che produce all’incirca 70 kg di compost, completamente inodore. E a detta di agricoltori locali –a cui viene regalato- è un compost di qualità, ottenuto trasformando gli avanzi di cucina, ortaggi, fiori, piccoli sfalci, residui della trasformazione del cibo: infatti, è un ammendante utilizzato per concimare l’agricoltura, la silvicoltura e le aiuole comunali. Il compost impiega 10 giorni a maturare nella macchina e non si mischia con il nuovo umido che si inserisce nell’imbuto. Se il progetto ideale di Guidi e di Mazzocchi resta quello di coinvolgere anche i Comuni limitrofi per conferire l’umido in questa compostiera di comunità (o intercomunità) creando occupazione e celebrando il circuito virtuoso dell’economia verde, restano le perplessità su una tal compostiera adottata a una comunità più grande, più estesa e differente. E intanto prende corpo l’ipotesi di creare un consorzio che abbraccia Latina, Bassiano, Pontinia, Sermoneta e Sabaudia in un unicum per gestire una enorme compostiera di comunità, partecipando al generoso bando messo a disposizione dal governatore Zingaretti. Domanda: è possibile questo processo virtuoso di compostiera di comunità in una città come Latina (oltre 130mila abitanti)? Bella domanda, ti rispondono gli amministratori di Bassiano: eh, non è il solo fattore culturale a creare differenza all’interno di una piccola comunità, che resta più facile e immediata da sensibilizzare. E forse anche nel gestire i processi di smaltimento.